Cerchi di controllare lo smartphone del tuo partner? Vuoi sapere con chi chatta? Come ti comporti quando si tratta della privacy del tuo smartphone o del tuo account social? E come ti comporti quando si tratta della privacy di quelli del tuo partner o della tua partner? La Federazione Italiana di Sessuologia Scientifica ha svolto un’indagine dal titolo ‘Smartphone&co, a chi dà fastidio la sbirciatina e a chi no” i cui risultati hanno permesso di fotografare la situazione attuale della questione vista attraverso gli occhi delle donne e degli uomini italiani.
Abbiamo intervistato la Professoressa Roberta Rossi dell’Istituto di Sessuologia Clinica di Roma e le abbiamo chiesto di aiutarci ad interpretare i dati emersi dalle risposte dei partecipanti a questa indagine.
“Non mi dà fastidio, tanto non nascondo nulla” è la risposta data dal 58% dei partecipanti all’indagine. Ne prendo spunto per chiederle se avere qualcosa da nascondere è di per sé un valore negativo. La coppia deve essere trasparente? Le coppie in cui ‘non si ha nulla da nascondere’ sono più felici? Durano più a lungo? Quale è la sua personale opinione in merito?
Questa domanda pone in luce un aspetto annoso, la trasparenza o meno all’interno delle coppie. In linea di massima possiamo dire che la trasparenza nella comunicazione di coppia evita una serie di incomprensioni rendendo più fluido il rapporto, ma nello stesso tempo ci sono delle cose molto intime e personali che a volte non ci sentiamo di condividere con nessuno, fanno parte del nostro archivio segreto e credo che anche questo sia fattibile, ma ovviamente dipende da cosa si nasconde.
Se tengo per me un ricordo bello della mia vita sentimentale che è ormai passato e non interferisce in nessun modo con il mio rapporto attuale è un conto, altro è tenere segreta una relazione contemporanea al rapporto “ufficiale”. A meno che non facciamo parte dei poliamoristi, che comunque tra loro sono trasparenti rispetto alle varie relazioni, ritengo che gestire più relazioni affettive in contemporanea sia una cosa sì diffusa ma non semplice da gestire emotivamente. Ma a parte questo aspetto in realtà potremmo avere anche altro da non rivelare e anche qui dipende sempre da cosa.
Non credo ci sia una unica linea da seguire, ma poniamoci qualche domanda quando decidiamo di non dire. Riguardo la felicità delle coppie che non hanno nulla da nascondere, forse possiamo dire che hanno un problema in meno, ma la felicità di coppia è un equilibrio così delicato da mantenere fatto di molti aspetti diversi e soprattutto mai definito una volte per tutte.
Come comportarsi se il partner o la partner chiede di poter controllare lo smartphone, o la pagina social ma non si è entusiasti di aprire questo aspetto della propria vita privata nemmeno al partner?
Una cosa è avere sospetti e cercare conferme, e in genere si chiede per questo motivo, altro vivere nella paura che possa ripetersi un tradimento, altro ancora è volere avere un controllo esclusivo sulla vita dell’altro, entrando anche nei social e nel telefonino. Si parte da presupposti diversi che possono avere motivazioni molto diverse tra loro. La necessità di veder confermati dei sospetti è un modo a volte per mettere con le spalle al muro un partner che non vuole prendersi la responsabilità dei suoi comportamenti e che nega fino alla morte, nel secondo caso l’esperienza di un tradimento pregresso ci rende insicuri e quindi con necessità di sapere, viceversa volere controllare l’altro in ogni suo movimento è una necessità psicologica tutta personale che ha ricadute profonde sulla vita di coppia.
Si tratta nei diversi casi di una questione di fiducia, rivolta al partner o verso se stessi. Il rispetto della privacy altrui dovrebbe essere un diritto sacrosanto, che può venire trascurato in alcune situazioni particolari. Anche in questo caso suggerisco delle domande da farci quando abbiamo la tentazione di aprire il social del partner…..
Come litiga la coppia italiana quando entrano in gioco questioni legate alla privacy del proprio smartphone o account social?
Anche qui dipende da quello che abbiamo da preservare dagli occhi “indiscreti” del partner. Le conflittualità importanti nascono o quando ci si irrigidisce sulla questione della violazione della privacy, che a volte diventa un alibi da parte del partner che ha qualcosa da nascondere, e tenta in questo modo di far rimbalzare questa scorrettezza sull’altro, oppure quando si scopre realmente qualcosa.
La coppia può utilizzare comportamenti diversi, dall’allontanarsi, all’interrompere la comunicazione, al mettere in atto provocazioni continue. Ovviamente tutto questo non aiuta i partner ad andare oltre la crisi da social. Altre volte questo diventa invece un momento in cui entrambi si fermano ed iniziano a pensare al motivo che ha condotto al punto in cui ci si trova e quindi la crisi diventa costruttiva, si acquisisce una maggiore consapevolezza e si riesce a superare il momento di difficoltà.
Quale è stata per lei, se c’è stata, la sorpresa più grande leggendo i risultati di questo sondaggio? Cosa non si sarebbe aspettata, oppure cosa si aspettava ma poi non è emersa durante l’analisi delle risposte?
Nessuna sorpresa, ma molte conferme di quello che anche la letteratura internazionale ci dice: abbiamo una diffusione di disturbi della sessualità che si attesta su circa un 35% con una prevalenza del disturbo del desiderio.
Abbiamo riscontrato che il desiderio sessuale femminile è fortemente correlato a fattori affettivo relazionali, quello maschile un poco meno ma ci sono correlazioni con aspetti legati alla comunicazione di coppia in generale (meno si parla, meno si ha desiderio) e sui desideri sessuali in particolare (meno si condividono, meno si ha desiderio sessuale), inoltre la soddisfazione dei rapporti sessuali è un aspetto importante della sessualità maschile, confermando in tal modo il circolo virtuoso della soddisfazione sessuale che aumenta il desiderio di rapporti.
Ringraziamo la Prof. Roberta Rossi
Istituto di Sessuologia Clinica www.sessuologiaclinicaroma.it
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Margherita.net in collaborazione con ADVERSUS