La ricerca di un partner rappresenta tutt’ora la sfida più grande per gli esseri umani, specialmente se influenzata da esperienze passate non proprio positive. Un tempo, quando si usciva con gli amici e si andava al bar o in discoteca, ci si guardava intorno e si cercava quello che potesse essere l’approccio migliore per potersi avvicinare ad una potenziale anima gemella, oppure ad un eventuale partner di una sola notte, rischiando, nel mettersi in gioco, di prendere anche un due di picche.
Attualmente questa dinamica sta andando scomparendo grazie all’utilizzo sempre maggiore degli smartphone di ultima generazione ed alla diffusione di numerose applicazioni che facilitano la scelta in questione. Tra le più famose troviamo Tinder, che regna sovrana con i suoi 50 milioni di utenti iscritti, e la più recente Once e la storica Grindr.
Queste applicazioni, dotate di un sistema di geo-localizzazione, hanno la funzione di mediatore delle relazioni tra le persone, facilitando la scelta ed il contatto con gli altri, quasi come fosse un catalogo in cui impostare le proprie preferenze e scegliere il profilo che più ci aggrada. Se la nostra scelta ci dovesse ricambiare, solo dopo qualche scambio di conversazione, potremo procedere verso un approccio più diretto.
Per quanto i prediletti per l’uso di questa tecnologia siano i giovani adulti tra i 18 e i 25 anni, da uno studio pubblicato sul Sexuality Research and Social Policy Journal, sembra che le statistiche siano aumentate anche per le fasce di età più alta, con un raddoppio tra quelli di età compresa tra i 55 e i 65 anni.
Secondo gli studi, le motivazioni riportate per l’uso delle applicazioni per incontri indicano un maggiore interesse nell’instaurare delle relazioni sociali, piuttosto che di natura intima. Tra le motivazioni più comuni, con una percentuale che va oltre il 90%, troviamo il divertirsi, l’incontrare nuove persone e socializzare o chattare con altre persone. Molto meno comuni invece le motivazioni che indicano la volontà di trovare un nuovo partner (68,7%) oppure la ricerca di un partner occasionale (37,8%).
Ciononostante, quello che si evidenzia attualmente, e sta diventando oggetto di preoccupazione, è un aumento di comportamenti a rischio messi in atto in relazione all’utilizzo di queste app, pertanto si evidenza un numero più elevato di partner sessuali, delle più alte percentuali di rapporti non protetti e di conseguenza un aumento delle gravidanze indesiderate e delle diagnosi di Infezioni Sessualmente Trasmissibili (IST).
Tra i probabili fattori che influenzano questo tipo di comportamenti, è stata individuata l’impulsività, che porta le persone a vivere il momento, impegnandosi più facilmente in attività eccitanti e rischiose, tenendo meno in considerazione le possibili conseguenze. Un altro fattore che potrebbe agire sulla decisione di mettere in atto questi comportamenti è la ricerca di sensazioni di tipo sessuale, che conduce ad un aumento dei comportamenti rischiosi come il sesso non protetto, soprattutto con un numero maggiore di partner.
È importante quindi continuare ad osservare lo sviluppo della tecnologia e come questa si rapporta alle modalità con cui gli individui instaurano relazioni sociali e intime, al fine di elaborare delle strategie per poter sfruttare questi potenti mezzi anche per la diffusione di informazioni sulla salute sessuale, nel tentativo di educare e ridurre così i rischi di tali comportamenti.
Cristina Cuccuru
Istituto di Sessuologia Clinica
L’Istituto di Sessuologia Clinica (ISC) di Roma ricorda che per un confronto su questa e ulteriori tematiche, è possibile contattare il servizio di consulenza telefonica anonimo e gratuito, che risponde al numero 06-85356211 dal lunedì al giovedì, dalle ore 15.00 alle 19.00, dove esperti psicologi e sessuologi potranno fornire informazioni, ascolto e supporto.