Trascorrere 6-8 o anche più ore in una cabina pressurizzata di un aereo rappresenta per la pelle una prova simile ad una traversata del Sahara, se si considera che l’atmosfera della cabina di un aereo supera di gran lunga l’aria secca e arida del deserto.
Con una temperatura vicina ai 26° c, ed un tasso medio di umidità dell’8%, le cabine aeree sono tra gli ambienti che mettono più a più dura prova l’equilibrio della nostra pelle. Anche gli uffici dotati di aria condizionata sembrano delle oasi in confronto, con un tasso di umidità del 20%. La soglia del 20% è stata del resto definita da alcuni esperti americani come il minimo vitale per garantire il benessere fisico. Al di sotto di questa soglia, l’aria diverrebbe estremamente nociva per la nostra salute.
Nel maggior parte dei voli, soprattutto a causa degli inevitabili, continui sbalzi di pressurizzazione, l’aria è estremamente secca: il tasso di umidità, del 46% registrato quando l’aereo si trova ancora a terra, scende bruscamente a 9,8%, già nel corso delle prime due ore del volo. Le conseguenze sulla pelle sono immediate: l’evaporazione naturale dell’acqua è accelerata e intensificata, man mano che il viaggio prosegue.
Fortunatamente, tale processo di disidratazione può essere non soltanto essere evitato, ma anche riparato. Come?
Dall’esterno, grazie ad efficaci formule idratanti, da applicare ogni ora su viso, mani e tutte le altre aree del corpo esposte. Assorbita a livello del derma, depositario delle riserve idriche cutanee, l’acqua verrà lentamente diffusa fino alle aree più bisognose, cioè gli stati superficiali dell’epidermide.
Idratarsi dall’interno, bevendo almeno un bicchiere d’acqua ogni ora. Evitare caffè e alcool, che tendono a disidratare la pelle, stimolando la diuresi.
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