Arriva un momento nella vita di molte coppie (non di tutte, per fortuna) in cui non si riesce più a comunicare, le differenze e i problemi sembrano moltiplicarsi invece di risolversi, e la fine della relazione, o del matrimonio, sembra inevitabile anche se nessuno dei due vorrebbe chiudere la storia. È questo il momento in cui la psicoterapia di coppia può aiutare a superare ostacoli altrimenti insormontabili? Lo abbiamo chiesto al Dott. Giovanni Porta, Psicologo psicoterapeuta di orientamento gestaltico. Ecco cosa ci ha detto.
A che punto – in base alla sua esperienza clinica – una coppia decide di rivolgersi ad uno psicoterapeuta?
Di solito, le coppie si rivolgono allo psicoterapeuta quando si trovano in uno stato di crisi “conclamata”, cioè quando è da molto tempo che affrontano conflitti o incomunicabilità. Capita spesso che, inizialmente, in terapia arrivi solo uno dei due, lamentando le difficoltà con l’altro membro della coppia. Entrare insieme nello studio di un terapeuta di coppia è un gesto non semplice, che denota un forte grado di consapevolezza delle proprie difficoltà della coppia e di volontà di risolverle.
Cosa avviene durante una psicoterapia di coppia? Come si svolgono le sedute, di cosa si parla, come fa lo psicoterapeuta a stabilire la direzione da seguire?
Una psicoterapia di coppia attraversa varie fasi.
La prima è prettamente conoscitiva: il terapeuta ascolta e raccoglie informazioni sullo stato della relazione e su entrambi i membri della coppia, per tentare di farsi un’idea di un universo complesso come quello della relazione.
In un secondo momento, si passa alla fase della comunicazione efficace, in cui il terapeuta facilita la comunicazione di emozioni, vissuti e bisogni tra i membri della coppia. Anni di incomprensioni e ripicche hanno, spesso, reso la comunicazione tra i due membri della coppia disfunzionale, ovvero carente di ascolto ma carica di giudizi e pregiudizi. Il terapeuta lavora in questa fase per permettere ad ognuno di esprimersi liberamente, di ritornare ad ascoltare e a sentirsi ascoltato, aiutando a elaborare le emozioni che emergono in conseguenza delle comunicazioni.
La terza fase è quella delle richieste esplicite che ognuno si sente di fare all’altro per migliorare il proprio livello di benessere all’interno della coppia. Elemento centrale di questa fase è ricominciare a “vedere” l’altro nella sua interezza, tentando di modificare ciò che è possibile (ad esempio comportamenti e atteggiamenti) e accettando il resto (lo “stile” peculiare di vita di una persona)
L’ultima fase è quella della sperimentazione di nuovi equilibri: tra una seduta e l’altra, la coppia prova a mettere in pratica i cambiamenti concordati in precedenza, e la seduta di coppia è un luogo dove riflettere e confrontarsi sull’efficacia di questi cambiamenti.
Quanto dura una psicoterapia di coppia? Dopo quanto tempo si possono vedere i primi risultati e a che punto lo psicoterapeuta stabilisce che la coppia è in grado di proseguire da sola?
Come in tutte le terapie, la durata non è mai prevedibile e priori. Si può però dire che in genere una terapia di coppia è più breve di una individuale, molto difficilmente dura più di un anno. Ci sono però molti casi in cui il malessere di coppia è generato da elementi individuali non risolti. In questi casi, sarebbe bene affiancare alla terapia di coppia anche un percorso individuale e, naturalmente, la durata è maggiore.
Nel mio modello terapeutico, non è il terapeuta a stabilire quando un terapia è conclusa, ma la coppia stessa, quando valuta come soddisfacente il proprio livello di benessere e come raggiunti gli obiettivi che si erano posti all’inizio della terapia.
Può anche accadere che i problemi siano davvero insormontabili nonostante la volontà di proseguire il rapporto, da parte di entrambi…
Certo. Il fine della terapia di coppia non è far stare insieme le persone a tutti i costi ma, nel caso, anche aiutarle a rendersi conto di eventuali e profonde incompatibilità, accompagnando la coppia che non trovi soluzioni soddisfacenti a separarsi in maniera il più possibile pacifica e condivisa. “L’amore è eterno finché dura”: durante la vita le persone cambiano e possono arrivare ad avere bisogni e volontà diverse.
Come trovare uno psicoterapeuta ufficiale, riconosciuto, nella selva di consulenti e terapeuti di vario genere che ormai si possono trovare dappertutto, soprattutto nell’era di internet?
Rivolgersi a uno psicoterapeuta iscritto all’Ordine degli Psicologi. Quando si contatta il professionista scelto, è possibile chiedergli esplicitamente se si tratti di uno psicoterapeuta o di un altro tipo di figura professionale. Solo chi ha l’abilitazione all’esercizio della psicoterapia (psicologi o medici che hanno frequentato una scuola di specializzazione post laurea di almeno 4 anni e svolto un periodo di psicoterapia personale) può utilizzare il titolo “psicoterapeuta”, l’uso improprio di questa qualifica costituisce reato.
I siti regionali degli ordini professionali degli psicologi permettono, di solito, di verificare l’effettiva iscrizione di un professionista digitandone il nome e il cognome. Se avete dubbi sul professionista che avete scelto, potete controllare.
Ringraziamo il Dott. Giovanni Porta
http://www.giovanniporta.it
Psicologo psicoterapeuta di orientamento gestaltico, esperto in alimentazione e teatroterapia
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