L’osteoporosi rappresenta un problema per una grande parte delle donne, un problema che soprattutto nel periodo della menopausa deve essere monitorato e se presente curato nella maniera più adeguata per prevenire tutte quelle complicazioni, anche gravi, a cui si va incontro quando le ossa iniziano a perdere massa, e a diventare più fragili.
Il Prof. Salvatore Minisola, Ordinario di Medicina Interna, Responsabile U.O.C. Medicina Interna e Malattie Metaboliche dell’Osso “Sapienza” Università di Roma ci ha spiegato in questa intervista non solo i rischi che derivano dal progressivo indebolimento delle ossa, ma soprattutto quali stili di vita ed alimentari possono aiutare – unitamente alla terapia più appropriata – a contrastare e rallentare questo processo.
Quello dell’oteoporosi è un problema molto diffuso, e spesso forse sottovalutato. Quali sono i primi segnali a cui si deve fare attenzione, quelli che dovrebbero far scattare un ‘campanello d’allarme’?
La riduzione della massa ossea, come tale, è del tutto asintomatica. Purtroppo l’osteoporosi si manifesta in tutta la sua drammaticità quando ha luogo una frattura; a quel punto ormai la malattia è in uno stadio avanzato. Noi possiamo tuttavia individuare attraverso una accurata indagine anamnestica gli individui a rischio ed in questi eseguire le indagini necessarie, tra cui la misurazione della densità minerale ossea.
Se non adeguatamente curata quali sono le conseguenze più gravi a cui può andare incontro una donna affetta da questa patologia?
La complicanza della malattia è rappresentata dalla frattura. Le più frequenti sono quelle vertebrali, femorali, del radio, dell’omero e della caviglia.
Perché sono più numerose le donne – rispetto agli uomini – a soffrire di osteoporosi?
Nelle donne, si assiste ad una perdita accelerata di tessuto osseo con la cessazione della funzione gonadica. Questo fenomeno non è rilevabile invece nel sesso maschile. In linea generale anche alcuni parametri strutturali possono condizionare negativamente la salute scheletrica nel sesso femminile.
Esistono delle terapie efficaci per rallentare o addirittura bloccare questo processo di perdita della massa ossea? Quali sono le terapie attualmente più efficaci, e in quali direzioni si sta lavorando per il futuro?
Esistono dei suggerimenti generali da consigliare a tutti (attività fisica, correzione degli stili di via errati, adeguata alimentazione con calcio e vitamina D). I farmaci attualmente a nostra disposizione sono in grado di aumentare la massa ossea e ridurre l’incidenza di nuove fratture. Essi si dividono generalmente in quelli che inibiscono la distruzione scheletrica e in quelli che invece stimolano la formazione ossea. Nel futuro vi saranno altri farmaci in grado di incidere in maniera più significativa nella riduzione di nuove fratture.
Quali sono i consigli dal punto dello stile di vita e alimentare che Lei può dare alle nostre lettrici, per prevenire, ritardare, contrastare l’insorgenza di questo processo?
Come precedentemente accennato, le misure principali sono costituite da una adeguata attività fisica, un introito di calcio con la dieta di almeno di 1000 mg/die ed una adeguata introduzione o supplementazione con vitamina D; chiaramente l’abuso di alcool ed il fumo di sigaretta vanno evitati, perché dannosi anche alla salute scheletrica.
Ringraziamo il Prof. Salvatore Minisola, Ordinario di Medicina Interna, Responsabile U.O.C. Medicina Interna e Malattie Metaboliche dell’Osso “Sapienza” Università di Roma.
Margherita.net