Come quantificare e valutare l’invecchiamento cutaneo? Come accorgersi se la nostra pelle è “anagraficamente ” giovane o no e se c’è un gap tra la nostra età anagrafica e le caratteristiche cutanee?
Esiste una classificazione del photaging che si rifà alla scala di Glogau e che prevede quattro classi di invecchiamento.
Al primo gruppo, che comprende soggetti tra i 28 e i 35 anni, appartengono pazienti con assenza assoluta di rughe (sia statiche che dinamiche) assenza di cheratosi seborroiche, e presenza di solo lievi iperpigmentazioni del viso.
Nel secondo gruppo, che comprende soggetti tra 35 e 50 anni cominciano ad intravvedersi le rughe in movimento, le prime lentigo e cominciano ad essere palpabili piccoli rilievi (cheratosi).
Nel terzo gruppo (50-65 anni) i segni del photoaging cominciano ad essere molto marcati: oltre alle lentigo e alle cheratosi cominciano ad essere visibili le teleangectasie e si apprezzano le rughe anche a riposo.
Nel quarto gruppo, infine, (60-75 anni) si apprezzano le discromie giallastre del viso, i primi segni di atipia cellulare (cheratosi attiniche), le rughe sono diffuse su tutto l’ambito cutaneo.
Molto incide quindi l’esposizione solare e soggetti che non si sono mai esposti al sole (cosa rara ma non impossibile!!) potrebbero in questa classificazione ritrovare piacevoli sorprese…
Ruga, lentigo, cheratosi seborroica, cheratosi attinica, teleangectasie costituiscono dunque secondo questa classificazione i markers caratteristici del photoaging; questi segni, di cui abbiamo ampiamente parlato su “Margherita” sono anche gli obbiettivi del dermatologo plastico per combattere l’invecchiamento stesso.
Quindi, almeno in parte, si può fare il possibile (laser, crioterapia, fillers, botox) per “retrocedere” nella classifica e cercare di avere un viso che sia, almeno all’apparenza, più giovane della sua età effettiva.
Margherita.net