Il tema è di quelli che ogni volta che ne parli scateni l’inferno, gli schieramenti spesso sono netti: da un lato le mamme che lavorano e dall’altra le mamme che ‘non lavorano’ (controsenso, lo sappiamo, ma così vengono classificate).
Ognuna delle singole scelte, fintantoché si parla di scelta, ha le sue buone ragioni:
– Chi continua senza interruzione (a parte la maternità) la professione nonostante la maternità, e quindi ricorrendo ad aiuti che possono essere nonni/tate/asili;
– Chi sceglie di lasciare il lavoro perché fatti due conti con il portafogli e la propria indole, preferisce seguire i propri figli in attesa di giorni migliori.Che la seconda scelta sia un’arma a doppio taglio per ovvi motivi di indipendenza presente e futura, almeno qui in Italia, lo si può immaginare senza troppi sforzi, ma in questo dibattito spesso si dimentica una ‘terza categoria’, le mamme che lavorano da casa.
E cioè quella sempre più nutrita schiera di mamme lavoratrici, che per lavorare non si deve recare tutti i giorni in un ufficio, ma lavora da casa via internet. Pare la soluzione a tutti i mali del mondo del lavoro? Tutt’altro, i lati negativi ci sono anche in questa ‘comoda’ scelta e troppo spesso li si dimenticano, presi dalla foga dei media che decantano le mirabolanti imprese di mamme blogger, o imprenditrici che comodamente sedute in salotto lavorano e si realizzano nella loro professione.
Prima di farvi incantare dai titoli di giornali e magazine, vi vogliamo elencare anche il rovescio della medaglia, non per demoralizzarvi, ma per capire bene cosa voglia dire ‘lavorare da casa’:- di solito chi lavora da casa è un lavoratore autonomo (perché il lavoro dipendente a casa è una chimera in Italia), il che presuppone il guadagno grazie a collaborazioni occasionali, consulenze o progetti personali. Dal lato fiscale non c’è bisogno di ricordarlo, la comodità si paga eccome, i lavori spesso sono sottopagati e la pressione fiscale ne mina il vantaggio, anche perché troppi sono disposti a essere pagati poco.
Il risultato è di lavorare 24h senza avere più tempo per sé, i figli e la vita in genere;- Lavorare da casa per la maggior parte delle persone vicine significa semplicemente ‘stare a casa’, in poche parole ‘Sei a casa quindi ti posso telefonare/citofonare/messaggiare a qualsiasi ora, tanto sei lì disponibile;
– Il tempo: la cosa più preziosa che c’è, per una mamma che lavora da casa è ancora più prezioso, minato dall’orario e dal calendario scolastico e dalle malattie infantili che mandano spesso all’aria i programmi precedentemente fatti; se si ha dei bambini molto piccoli, il lavoro va conciliato con le ore di sonno che via via che i bambini crescono diminuiscono sempre di più.
– I costi fissi sono sicuramente più bassi, non ci sono quelli di trasporto, ma ci sono quelli di computer/connessione/software tutti a carico della lavoratrice. E se hai problemi devi pagarti da sola l’assistenza o vedertela da sola, se ne sei capace.
– Figli, diciamolo chiaramente: se i bambini sono a casa perché piccoli e voi pensate di poter lavorare… scordatevelo, lo potrete fare solo quando loro dormono o molto meglio quando saranno all’asilo/scuola;
– E poi c’è il lato psicologico, che non è trascurabile. Non tutti sono disposti a stare in casa, la vedono come una rinuncia alle battaglie per ottenere l’indipendenza e l’uscita da casa, conquista sudata nei decenni passati. E poi c’è la perdita di una vita sociale che non siano le quattro chiacchiere su facebook con le amiche.
Che ne dite, siete d’accordo o vi sembriamo troppo pessimiste? Ma poi ci sono anche i lati positivi, molti di più secondo noi. Ma quelli ve li raccontiamo nella prossima puntata!
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