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Donne e iperattività

L’iperattività è un concetto spesso associato al movimento frenetico e all’incapacità di fermarsi, ma in realtà racchiude una dimensione molto più complessa

Donne e iperattività
Donne e iperattività

L’iperattività è un concetto spesso associato al movimento frenetico e all’incapacità di fermarsi, ma in realtà racchiude una dimensione molto più complessa che riguarda da vicino molte donne. Nella società contemporanea ci sentiamo spesso spinte a dover sempre “fare” qualcosa, qualsiasi cosa, siamo alla continua ricerca di compiti, obiettivi e attività da svolgere. Questo comportamento che può sembrare semplicemente il risultato delle pressioni della vita di tutti i giorni trova invece radici profonde nella storia evolutiva, nella psicologia e, in alcuni casi, in specifici disturbi mentali.

Il legame tra donne e la continua ricerca di cose da fare

La tendenza di molte donne a impegnarsi incessantemente in attività quotidiane, che spaziano dal lavoro professionale alla cura della casa e della famiglia, non è solo il risultato delle aspettative sociali. Esiste un istinto primordiale, spesso definito come “istinto di catalogazione”, che risale ai tempi in cui l’umanità viveva in società di cacciatori-raccoglitori. Mentre gli uomini erano principalmente impegnati nella caccia, le donne avevano il compito di raccogliere, organizzare e garantire la sopravvivenza della comunità attraverso la gestione delle risorse.

Questo istinto di catalogazione e di organizzazione, intrinseco all’universo femminile, si manifesta ancora oggi in molti aspetti della vita quotidiana. La tendenza a pianificare, occuparsi di più ruoli contemporaneamente e prestare attenzione ai dettagli può essere vista come una forma di eredità evolutiva. Tuttavia, quando questa spinta a “fare” diventa incessante e travalica i limiti della normalità, può portare a conseguenze negative per il benessere mentale e fisico.

Quando l’iperattività diventa un problema: il disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività (ADHD)

Uno degli aspetti più studiati dell’iperattività è il disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività (ADHD), una condizione neuropsichiatrica che si manifesta attraverso difficoltà nella concentrazione, impulsività e, appunto, iperattività, tutte caratteristiche del deficit dell’attenzione. Sebbene l’ADHD sia spesso associato ai bambini (soprattutto maschi), negli ultimi anni si è compreso che questa condizione è sottodiagnosticata nelle donne, specialmente nelle adulte.

ADHD nelle donne: una condizione spesso invisibile

Per anni, l’ADHD è stato considerato un disturbo prevalentemente maschile, in parte perché i sintomi si manifestano in modo diverso nei due sessi. Nei maschi, è più comune osservare comportamenti esterni come l’iperattività fisica e l’impulsività evidente. Nelle donne, invece, l’ADHD si manifesta spesso attraverso sintomi più sottili, come:

  • Iperattività mentale: una mente costantemente in movimento, piena di pensieri che si susseguono senza sosta.
  • Tendenza al multitasking: l’ossessione di occuparsi di più attività contemporaneamente, spesso senza portarne a termine nessuna.
  • Ansia e perfezionismo: un costante senso di inadeguatezza che spinge a fare di più, senza mai sentirsi soddisfatte.

Questi sintomi possono essere facilmente confusi con tratti caratteriali o con le pressioni sociali che spingono le donne a eccellere in ogni ambito della vita. Di conseguenza, molte donne con ADHD non ricevono una diagnosi fino all’età adulta, quando i sintomi iniziano a interferire significativamente con la qualità della vita.

Impatti dell’iperattività sulla salute mentale

L’iperattività, sia essa legata all’ADHD o meno, può avere un impatto importante sulla salute mentale. Le donne che si trovano in uno stato di costante attività spesso sviluppano condizioni come:

  • Ansia generalizzata: il bisogno di “fare” può trasformarsi in una fonte di preoccupazione perenne.
  • Burnout: l’esaurimento mentale e fisico causato dall’eccesso di attività.
  • Depressione: la sensazione di non riuscire a soddisfare le proprie aspettative o quelle degli altri può portare a un senso di fallimento cronico.

Inoltre, l’iperattività cronica può influire negativamente sulle relazioni personali, poiché la mancanza di tempo e attenzione per se stesse e per gli altri può generare conflitti e incomprensioni.

Le pressioni sociali e culturali: un ruolo amplificatore

Non si può ignorare il ruolo delle pressioni sociali nel perpetuare l’iperattività. Le donne sono spesso spinte a eccellere in molteplici ruoli: come lavoratrici, madri, partner, amiche e figlie. Questo fenomeno, noto come “carico mentale”, implica non solo l’esecuzione di compiti pratici, ma anche la gestione di tutta la pianificazione e l’organizzazione necessaria per svolgerli. Il risultato è una costante sensazione di sovraccarico, che alimenta ulteriormente l’iperattività.

Strategie per affrontare l’iperattività

Affrontare l’iperattività richiede un approccio integrato:

  1. Consapevolezza e diagnosi precoce: riconoscere i sintomi e, se necessario, cercare una diagnosi professionale è il primo passo per affrontare il problema.
  2. Gestione del tempo: imparare a stabilire priorità e delegare può aiutare a ridurre il carico mentale.
  3. Tecniche di rilassamento: pratiche come la mindfulness, la meditazione e lo yoga possono aiutare a rallentare il ritmo mentale.
  4. Supporto psicologico: la terapia cognitivo-comportamentale è particolarmente efficace per gestire i sintomi dell’ADHD e l’ansia legata all’iperattività.
  5. Farmaci: in alcuni casi, i farmaci possono essere utili per trattare l’ADHD, ma devono essere prescritti e monitorati da un professionista qualificato.

L’iperattività, sia essa un tratto della personalità o un sintomo di una condizione come l’ADHD, è un fenomeno complesso che merita attenzione, soprattutto quando si parla di donne. La continua ricerca di cose da fare, radicata nell’istinto evolutivo e amplificata dalle pressioni sociali, può trasformarsi da una risorsa a una fonte di stress e disagio. È fondamentale che le donne imparino a riconoscere i propri limiti, a chiedere aiuto quando necessario e a prendersi cura del proprio benessere mentale. Solo così sarà possibile trasformare l’iperattività da un nemico invisibile a un’energia positiva e gestibile.

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