Parlando di “afta” o di “afte” è difficile che si corra il pericolo di non essere compresi circa il tipo di affezione a cui ci si vuole riferire. C’è invece la possibilità di essere alquanto indecisi, piuttosto, su quando tale termine vada usato al singolare e quando al plurale.”Afte” ad esempio è il plurale di “afta” e si usa per indicare le afte di Bednar del lattante, le afte erose ricorrenti e, in genere, tutte le aftosi, che sono poi quelle condizioni cliniche caratterizzate da afte ( più di una ), come avviene nella stomatite aftosa, caratterizzata da ulcerazioni multiple recidivanti.
L’afta epizootica, invece, è una malattia infettiva ( virus ) che colpisce gli ungulati ( ma anche i mungitori ) e la diagnosi si fa usando il singolare, nonostante le ulcere aftose siano numerose nel cavo orale, sulla cute mammaria e, nell’uomo, sulla punta delle dita e negli spazi interdigitali. Ma non perdiamoci oltre in questi sofismi e descriviamo piuttosto la lesione aftosa più comune.
In parole semplici l’afta è un’alterazione flogistica delle mucosa orale, in alcuni casi anche dei genitali esterni, che si presenta come un’ ulcerazione piccola, lenticolare, dolorosa, di forma rotondeggiante od ovale, ricoperta da un essudato bianco-giallastro, e circondata da un alone rosso iperemico, molto dolente, come si osserva comunemente nella comune afta buccale. E’ importante sottolineare che questa afta non ha una adenopatia satellite.Si tratta di una affezione benigna, ad eziologia ignota, forse virale, nella cui patogenesi avrebbero un ruolo scatenante anche alcuni traumi locali, certe turbe gastrointestinali e gli stress psichici. E’ molto frequente e colpisce il 50% della popolazione, se consideriamo anche gli episodi unici.Le afte possono manifestarsi in forma singola od in forma multipla, come succede sempre nelle aftosi che spesso sono il sintoma di accompagnamento di importanti patologie sistemiche ( aftosi secondarie ). Per completezza diciamo subito che esistono anche afte abituali di tipo non infettivo, a carattere recidivante cronico, che possono manifestarsi in particolari disturbi digestivi e mestruali.
Per concludere i cenni che abbiamo cercato di dare sulla patogenesi di tale diffusissima affezione, aggiungiamo anche che tali lesioni sarebbero causate da un processo vasculitico, ripetiamo che l’eziologia virale è solo ipotetica e precisiamo inoltre che il rischio di sviluppare delle afte nel cavo orale è molto probabilmente influenzato anche da fattori ereditari.
La diagnosi differenziale non è facile, nonostante che il medico tenda a porla, talvolta, con eccessiva facilità. Va differenziata da una lesione traumatica della mucosa orale a lenta guarigione e, soprattutto, da un carcinoma ( biopsia, nel dubbio ) e, nelle forme multiple, dall’herpes zoster, dal lichen planus erosivo, dalla gengivite necrotica, ecc….
La terapia della comune afta si deve proporre di alleviare il dolore, di combattere la frequente sovrainfezione batterica e di agire in senso antiflogistico, e questo risultato viene di solito ottenuto, abbastaza facilmente, con applicazioni locali di antisettici ( tetracicline ), di anestetici e di corticosteroidi. Non entriamo, in questa nota, nella diagnosi e nel trattamento dell’ “aftosi ” ( idiopatica o secondaria ) né, tanto meno, nel suo trattamento preventivo. Se dovesse interessare le nostre lettrici, caso piuttosto improbabile, lo affronteremo soltanto su loro precisa richiesta.
Prof. Giovanni Cristianini