Come dimagrire in maniera sana, ma – soprattutto – perdere veramente quel peso in eccesso che ci appesantisce e non fa nemmeno bene alla salute. Se chiediamo in giro alle amiche otteniamo facilmente i consigli più disparati, diete e metodi dai nomi esotici provati e funzionanti – almeno in teoria – per dimagrire. Purtroppo non sempre questi metodi funzionano, ma soprattutto possono essere addirittura pericolosi per la salute.
Poiché stiamo ricevendo davvero tantissime lettere da lettrici che chiedono consigli per dimagrire, abbiamo interpellato uno dei massimi esperti in questo campo, il Prof. Antonio E. Pontiroli, Professore di Medicina Interna all’Università degli Studi di Milano, direttore unità di medicina interna dell’Ospedale San Paolo di Milano, e gli abbiamo girato le domande più ricorrenti.
Premesso che non è possibile formulare una regola generale che valga per tutti, le chiediamo comunque quale è il modo più sano ed efficace per dimagrire, secondo la medicina ufficiale?
Le diete servono solo se aiutano a perdere realmente peso. Sotto questo aspetto, quello che conta veramente è che si devono introdurre con l’alimentazione meno calorie di quante se ne consumano con l’attività fisica quotidiana che si conduce normalmente.
E’ importante quindi che si crei uno squilibrio tra calorie introdotte e calorie consumate. Esistono vari tipi di dieta, tradizionali (che consistono in riduzione delle quantità di cibo introdotte) e artificiali, di cui le principali sono quella a ridottissima quantità di proteine (famosa soprattutto la dieta Atkins in America) e quella a ridottissima quantità di proteine e grassi, e quindi molto ricca in vegetali. Gli studi effettuati fino ad oggi dimostrano che la perdita di peso a 6 mesi e ad 1 anno sono molto simili con le dette diete, e con quelle commerciali, purché siano state rispettate davvero, cioè condotte con precisione.
Quali sono i rischi più frequenti per la salute a cui si espone un soggetto che decide di seguire una dieta ‘fai da te’?
Quando non si conosce il proprio stato di salute, esistono rischi soprattutto con le diete iperproteiche, in quanto si rischia un accumulo di acido urico (che porta a gotta e a danni renali), e di lipidi, e si rischia anche deficit di minerali e vitamine
Quanto è importante l’esercizio fisico per dimagrire? Facendo due conti (ma probabilmente sono conti sbagliati) per bruciare 300 Kcal bisogna lavorare in palestra circa un’ora, quando poi con una semplice porzione di pasta introduciamo più di 300 Kcal… oppure l’esercizio fisico ha altri effetti sull’organismo e sul dimagrimento che non stiamo tenendo nella dovuta considerazione?
L’esercizio fisico esercita molti effetti benefici sull’organismo. Basti pensare che il tessuto muscolare è una delle componenti maggiori del nostro corpo. Con l’esercizio fisico si riduce per esempio il grasso addominale (che è il grasso pericoloso), e si aumenta l’irrorazione sanguigna del muscolo, riducendo la resistenza insulinica tipica della inattività fisica. Ognuno dovrebbe svolgere circa mezz’ora di attività fisica intensa (corsa, passeggiata veloce, bicicletta, nuoto) ogni giorno, per vedere gli effetti benefici dell’esercizio fisico. Ma l’esercizio fisico da solo non basta per dimagrire; con l’alimentazione usuale, una persona dovrebbe svolgere varie ore di attività fisica intensa ogni giorno per dimagrire. Quindi l’esercizio fisico dovrebbe essere svolto insieme ad una dieta, e ne potenzia gli effetti.
Si parla spesso della magrezza come una condizione fisica poco sana (forse perché si teme che possa avvicinarsi a condizioni di disagio psicologico e fisico – leggi anoressia). Quando la medicina inizia a considerare un soggetto eccessivamente magro? E quali invece i vantaggi per la salute derivanti dall’avere un fisico (sano) asciutto rispetto all’essere sovrappeso?
Magrezza non vuol dire stato di malattia, anzi di benessere psichico e fisico. Esistono le curve di peso in rapporto all’altezza (il cosiddetto body mass index o indice di massa corporea, BMI). Per calcolare il BMI si misura il peso in kg e si divide per l’altezza in m al quadrato. Per esempio, una persona di 1,73 m e di 73 kg ha un BMI di 73 : 1,73 : 1,73 = 24,39, quindi tra 22 e 25, normale. Oggi si parla di magrezza patologica solo per BMI molto bassi (sotto 18). Le persone con anoressia hanno BMI ancora più bassi. Ma non è solo una differenza di BMI; le persone con magrezza costituzionale, quindi senza anoressia, si distinguono dalle persone con anoressia per lo stato di benessere psichico e fisico, e sono in grado di svolgere il proprio lavoro in modo ottimale, molto meglio delle persone con BMI maggiore e soprattutto meglio delle persone con anoressia. Inoltre le persone magre hanno molto meno rischi delle persone in soprappeso di sviluppare qualsiasi malattia metabolica (diabete, iperlipemie) e cardiovascolare (ipertensione arteriosa, infarto, ictus)
La ‘regola d’oro’ che lei si sente di consigliare ai lettori e alle lettrici che stanno valutando di iniziare una dieta.
Documentarsi sulle diete disponibili; avere in mente, dopo essersi consultati con il proprio medico, gli obiettivi possibili da raggiungere (senza cambiare radicalmente stile di vita non è possibile perdere più di 2-3 kg al mese); stabilire il periodo di dieta (nessuno riesce a stare a dieta senza un obiettivo preciso e troppo a lungo); chiedere il parere di un dietologo sulla dieta più indicata; avere tempo per dedicarsi alla dieta; conoscere i cibi indicati e quelli controindicati; abituarsi a cucinare i pasti da soli; non eccedere con i pasti fuori casa, perché le porzioni dei ristoranti sono spesso eccessive; pesarsi non più spesso di una volta alla settimana.
Grazie
Margherita.net