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Covid-19. Immunità acquisita, test per rilevare gli anticorpi e vaccino. Le speranze per uscire dalla crisi

Parliamo di Covid-19, come è naturale in questo periodo, e concentriamo la nostra attenzione sulla questione degli anticorpi, dell’immunità, del vaccino. E delle prospettive per il futuro.

Covid-19. Immunità acquisita, test per rilevare gli anticorpi e vaccino. Le speranze per uscire dalla crisi
Covid-19. Immunità acquisita, test per rilevare gli anticorpi e vaccino. Le speranze per uscire dalla crisi

Parliamo di Covid-19, come è naturale in questo periodo, e concentriamo la nostra attenzione sulla questione degli anticorpi, dell’immunità, del vaccino. E delle prospettive per il futuro.

Ne parliamo con il Dott. Pierangelo Clerici presidente dell’ Associazione dei microbiologi clinici italiani (Amcli) e presidente della Federazione italiana delle società scientifiche di medicina di laboratorio (FismeLab). Al Dott. Clerici abbiamo chiesto di aiutarci a rispondere ad alcune domande e di sciogliere alcuni dubbi.

Si inizia a parlare di verificare la presenza degli anticorpi al Covid-19 utilizzando dei kit di semplice utilizzo già in commercio da altre parti del mondo. Ma prima vanno testati ed approvati. Perché solo oggi si inizia a valutare e scegliere il kit più affidabile per verificare la presenza di anticorpi, e non già due o tre mesi fa? O anche solo un mese fa?

Non ne comprendiamo il motivo. Anche perché le sperimentazioni che sono state fatte in Cina soprattutto, e le pubblicazioni riguardano poche centinaia di casi. E questo ci ha spiazzato. Se ci fossero state pubblicazioni con migliaia di casi probabilmente anche noi avremmo utilizzato subito questi sistemi. A questo punto spetta a noi valutare su migliaia di casi l’attendibilità di questi test.

Questi kit, una volta approvati, potranno essere acquistati liberamente, oppure i test sierologici per il Covid-19 dovranno sempre passare da un laboratorio?

Ci sono due tipi di test per la ricerca degli anticorpi. Quello cosiddetto rapido, in quindici minuti, che può essere proposto dalle farmacie, fatto a casa ma che può anche essere fatto in laboratorio, con la puntura del polpastrello e la verifica nella goccia di sangue della presenza di anticorpi.

Su questi noi abbiamo rilevato fino ad ora una sensibilità che va dal 20% all’80% per cui una percentuale di falsi negativi da due a otto, il che vorrebbe dire dare una patente di innocuità e dare una sicurezza ad un paziente che probabilmente invece porta un virus dentro di se. Ecco perché siamo ancora dubbiosi. Vogliamo verificare su queste centinaia, perché sono più di 110 le ditte che propongono questi test rapidi, cosiddetti a saponetta, per verificarne l’attendibilità. Probabilmente qualcuno funzionerà bene ma molti altri invece sono da non utilizzare.

Poi c’è un altro discorso che riguarda gli anticorpi che vengono dosati tramite strumentazione con una valutazione immunoenzimatica. In questo caso probabilmente la loro attendibilità è sicuramente superiore. Non abbiamo ancora evidenza perché sono usciti da pochissimi giorni, li stiamo valutando, e sicuramente saranno quelli che verranno messi nell’utilizzo.

Con un grosso limite che stiamo verificando. Sono anticorpi neutralizzanti quelli che andiamo a cercare? Ovvero anticorpi che sono in grado di legarsi al virus e di provocarne la distruzione, e soprattutto di dare immunità permanente? Questo non siamo ancora oggi in grado di dirlo.

Come si fa a capirlo?

Per verificare la presenza di anticorpi neutralizzanti si possono costruire delle sperimentazioni in vitro su cellule su cui si coltiva il virus e questo lo si sta facendo. Nel giro di poche settimane, massimo due/tre settimane, riusciremo ad avere queste indicazioni.

Per avere però chiarezza di quando si producono, quanto permangono, e che tipo di immunità danno dovremo aspettare tempo. Perché se io li ritrovo oggi non è detto che questi tra tre mesi ci siano ancora, o che magari fra un anno possano essere ancora presenti. Non dimentichiamoci che l’immunità che i virus possono indurre può essere transitoria o permanente. Se fosse transitoria come la SARS dopo due anni non troviamo più gli anticorpi in circolo. Se invece è permanente come il morbillo la troviamo anche negli anni successivi, per decenni. Ed è quello che risulta dai test che noi facciamo. Quindi dobbiamo valutare ancora questo. Il dramma qual è? Essendo un virus che è comparso tre mesi fa, anche se ha immunizzato delle persone, noi possiamo dire l’immunizzazione per adesso dura massimo tre mesi. Fra sei mesi potremo dire dura sei mesi… tra un anno potremo dire che dura un anno. Adesso non abbiamo proprio materialmente il tempo per poter dire quanto dura, essendo comparso tre mesi fa.

Questa però potrebbe essere la strada, in attesa di un vaccino e di una terapia, per uscire da questa situazione di blocco, e iniziare – seppure lentamente – a recuperare una parte della nostra vita quotidiana…

Assolutamente sì. Se noi avessimo la certezza che gli anticorpi di classe G neutralizzanti che noi rileviamo nel sangue di un paziente sono quelli che generano immunità possiamo tranquillizzare sicuramente le persone. Non dando una garanzia di dieci anni di immunità. Dovremmo aspettare dieci anni. Però quantomeno nell’immediato potremo dare delle speranze.

Lei come lo vede il nostro futuro? Distanziamento sociale come nuova norma di convivenza, oppure magari grazie a questi test, all’immunità, ad un vaccino che prima o poi arriverà, potremo tornare più o meno alla vita di prima?

Sicuramente in attesa del vaccino il ritorno alla normalità sarà molto graduale, anche perché giocherà molto come psicologicamente ciascuno si confronta con questa novità che è l’infezione da coronavirus. Nell’immediato non possiamo pensare che ci sia un liberi tutti. Le azioni di contenimento verranno ridotte, e si auspica in maniera graduale. Non possiamo pensare che già a luglio si possano fare i concerti come si fanno in estate con cinquanta/centomila persone, che gli alberghi da 1200 persone possano garantire nei villaggi vacanze un affollamento di questo tipo. Bisognerà trovare delle modalità per garantire ancora non tanto un distanziamento sociale, quanto una assenza di aggregazione. Noi puntiamo ad evitare che ci siano tante persone nello stesso posto, nello stesso momento. Certo ci rendiamo conto che comunque andiamo incontro alla stagione estiva, è una stagione di vacanze, la gente frequenterà gli alberghi, frequenterà le spiagge, probabilmente dovremo approcciarci in maniera diversa.

Se ci fosse il vaccino tutto questo sarebbe risolto. Ma per il vaccino dobbiamo aspettare l’inverno prossimo, gennaio-febbraio del 2021 e quello ci cambierà radicalmente la vita.

Sicuramente noi possiamo dire che c’è non un prima di Cristo, un dopo Cristo, ma c’è un ‘before corona’ ed un ‘after corona’. Ecco, sì, la nostra vita cambia in questo senso.

Ringraziamo il Dott. Pierangelo Clerici presidente dell’ Associazione dei microbiologi clinici italiani (Amcli) e presidente della Federazione italiana delle società scientifiche di medicina di laboratorio (FismeLab).

Margherita.net In collaborazione con ADVERSUS

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