“Sarebbe preferibile una comunicazione congiunta, in cui i genitori chiariscono che saranno sempre presenti nella vita del figlio, che continuano ad amarlo e che il loro rapporto continuerà sempre. Che mamma e papà, pur continuandosi a volersi bene, non provano più lo stesso affetto, ma reciprocamente sono contenti l’uno dell’altro come genitori, ed hanno assoluta fiducia nelle capacità dell’altro di provvedere al figlio”
La separazione è un evento doloroso nella vita di una coppia, a volte vissuta come una liberazione da uno o da entrambi i partner. È invece sempre e sicuramente un evento traumatico per i figli, che assistono impotenti alla separazione dei genitori. Ne parliamo con il Dott. Alberto Vito, Psicologo, Responsabile Unità Operativa Psicologia Clinica Ospedali dei Colli (Napoli), didatta Scuola Romana di Psicoterapia Familiare. Autore del volume: La perizia nelle separazioni. Guida all’intervento psicologico, Franco Angeli, 2012.
Come viene vissuta dai bambini, dal punto di vista psicologico, la separazione dei genitori?
La separazione coniugale è molto spesso un’esperienza molto dolorosa, sia per gli adulti che per i loro figli. Per i coniugi si tratta del dover prendere atto del fallimento di un progetto di vita e di un sogno d’amore, per i minori compaiono paure di abbandono e viene imposta una riorganizzazione della vita quotidiana. Ci sono alcune specificità che rendono tale esperienza particolarmente difficile da superare. La prima è definita “Imparità”. I due coniugi, in genere, non sono d’accordo sull’esito da dare alla loro crisi. Quindi c’è un partner che vorrebbe reinvestire ancora nel rapporto e deve subire la scelta definitiva dell’altro di separarsi. Un’altra particolarità e che non vi è mai una regola socialmente condivisa che stabilisce quando sia opportuno separarsi.
Quindi, nonostante i consigli di parenti, amici ed esperti, la persona è sola nella difficile scelta di perdonare e provare a ricominciare, oppure prendere la decisione di chiudere definitivamente una relazione così importante.
Ma la terza e più importante riguarda il difficile compito richiesto ai genitori che si separano. Sul piano coniugale la separazione è accompagnata da sentimenti di rabbia, frustrazione, può essere stata preceduta da menzogne, tradimenti, ecc. Sul piano genitoriale invece è necessario mantenere un livello di collaborazione e dialogo. Soprattutto all’inizio serve molta maturità per poter collaborare ed andare d’accordo con una persona verso cui si è contemporaneamente arrabbiati. Perciò i figli rischiano di soffrire molto: se vedono i loro genitori litigare e se, peggio ancora, diventano argomenti di contese.
È opinione comune che il bambino che vede i genitori separarsi sviluppi un senso di colpa, come se la colpa della separazione ricadesse sulle sue spalle. È così?
Spesso, proprio perché i genitori stanno male non riescono ad essere lucidi sul come comunicare ai loro figli ciò che sta succedendo. Sono, a volte, poco chiari e la situazione di incertezza facilita il rischio di malintesi. A volte non si parla per proteggere i figli, più spesso per proteggere inconsapevolmente se stessi. Nell’assenza di comunicazioni coerenti è più facile che il bambino creda di essere lui il responsabile della nuova situazione.
Quale è il modo giusto per comunicare ai figli che il papà e la mamma non staranno più insieme?
Sarebbe preferibile una comunicazione congiunta, in cui i genitori chiariscono che saranno sempre presenti nella vita del figlio, che continuano ad amarlo e che il loro rapporto continuerà sempre. Che mamma e papà, pur continuandosi a volersi bene, non provano più lo stesso affetto, ma reciprocamente sono contenti l’uno dell’altro come genitori, ed hanno assoluta fiducia nelle capacità dell’altro di provvedere al figlio. Questo è il senso, che ovviamente va trasferito con parole adatte all’età del bambino, con una comunicazione che richiede tempo e tranquillità. I genitori devono contenere la reazione emotiva del figlio.
Anche la presenza di nuovi partner, che in prospettiva possono essere figure significative ed utili per il minore, deve essere graduale e non imposta subito. Ciascun genitore deve dedicare un tempo congruo per il rapporto esclusivo con i figli.
Quali invece gli errori che lei vede commettere più comunemente quando i genitori informano i figli di questa decisione, e che vanno assolutamente evitati per proteggere i bambini?
Ai genitori che si separano nessuno spiega che tale evento comporta non solo la separazione dal partner, dalla casa, da alcuni amici, dalla consueta organizzazione della vita quotidiana ma anche, un po’, … dai propri figli. Infatti, un buon genitore separato è quello che accetta che il proprio figlio trascorra un tempo congruo con l’altro genitore e la sua famiglia d’origine, senza compiere interferenze, neanche a fin di bene. Per alcune persone, rimaste sole, diventa molto difficile accettare di separarsi un po’ anche dai figli e questo può dare vita a dispute molto dannose.
La conflittualità, l’assenza di comunicazione tra i genitori o la ridotta frequentazione possono fare molti danni dal punto di vista psicologico, non la separazione in se stessa.
Un altro errore purtroppo frequente è quello che costringe il figlio nella posizione di dover esprimere “lealtà inconciliabili”. L’assenza di coesione genitoriali costringe il bambino a prendere decisioni, in una situazione per cui, qualunque cosa scelga (rispetto al pernottamento, al giudizio sui nuovi partner, ecc.) fa dispiacere ad una delle due figure più importanti per lui.
Come devono essere gestiti i rapporti tra ex, di fronte ai figli? Sono frequenti i tentativi di manipolazione dei bambini a proprio favore, cercando di metterli contro l’ex o la ex… anche in questo caso, in una situazione del genere a rimetterci saranno probabilmente i bambini…
Quando prevalgono la rabbia e la voglia di vendetta, perché a torto o a ragione si individua nell’ex partner il responsabile principale della propria sofferenza, c’è il rischio di essere guidati, magari in modo inconsapevole, dalla voglia di punire l’altro. E’ purtoppo i figli diventano l’arma più potente per far male all’ex persona amata. Se, invece, si riconosce nell’altro/a, pur in presenza di limiti ed errori sul piano coniugale, un sincero affetto verso il figlio e, soprattutto, si è attenti al bisogno del figlio di avere un buon rapporto con entrambi, tutto diviene più semplice.
È previsto un supporto specialistico per rendere la separazione dei genitori la meno traumatica possibile? E se sì, in cosa consiste, a chi ci si deve rivolgere?
La mediazione familiare è l’intervento specialistico più idoneo per aiutare la coppia a far prevalere le istanze collaborative genitoriali nonostante la fine del rapporto coniugale.
E’ un intervento che non richiede molte sedute, che si effettua in tutte le maggiori città, ma che necessita dell’accordo di entrambi a fare un percorso comune. Purtroppo, non c’è sempre tale disponibilità, laddove ci si sta separando.
Nei casi più gravi, il giudice può disporre una perizia psicologica per avere anche il conforto del parere di un esperto per valutare le modalità più idonee di affidamento. A volte, tale percorso, inizialmente imposto, consente una lettura nuova degli avvenimenti e favorisce una migliore comunicazione familiare.
Ringraziamo il Dott. Alberto Vito, Psicologo, Responsabile Unità Operativa Psicologia Clinica Ospedali dei Colli (Napoli), didatta Scuola Romana di Psicoterapia Familiare. Autore del volume: La perizia nelle separazioni. Guida all’intervento psicologico, Franco Angeli, 2012.
A.C. per Margherita.net