Di MAURO PILOTTO
“Comunque andare” avevo in testa, come un chiodo fisso, questo ritornello di una canzone che avevo sentito… ed è stato il mantra che mi ha accompagnato per il periodo del mio soggiorno a Santa Maria, nell’isola di Sal. Nel momento in cui mi incamminavo, in cui partivo in direzione da un lato oppure dall’altro della spiaggia in cui mi trovavo, non sapevo mai esattamente dove sarei arrivato, non programmavo nessun punto d’arrivo… l’essenziale era mettermi in moto, far sì che le gambe gestissero fino a che punto reggermi, l’importante era comunque andare a scoprire qualcosa di nuovo, di inedito e di diverso… fuori , lontano dai giri turistici e dai rituali scanditi dagli animatori del resort in cui ero ospite, che mi serviva unicamente come base-logistica; già, questi animatori che dovendo far fede al loro contratto e a al loro ruolo sono come dei saltimbanco, e per quanto tu faccia capire chiaramente loro che li eviterai come la peste… provano come da copione trito e ritrito a coinvolgerti, ma senza alcun esito, da parte mia!
La volta precedente a Sal, credo risalga a 4 anni fa, nel frattempo, purtroppo, come temevo, lo scempio-edilizio è proseguito in modo massiccio; sia nella zona adiacente al centro di Santa Maria, che nelle ampissime zone limitrofe hanno continuato a cementificare, ad innalzare anonimi edifici di 4/5 piani. Molti di quelli che già ricordavo in costruzione la volta precedente sono rimasti bloccati, i cantieri deserti, diroccati come le strutture che giacciono incomplete magari completate fino al tetto. Mi è stato raccontato che l’ineffabile crisi ha colpito anche lì, e tantissime costruzioni sono rimaste a metà proprio perché le imprese costruttrici sono impossibilitate ad avanzare con i lavori, per cui tutto rimane incompiuto, in attesa che la situazione economica in futuro si possa sbloccare. Mi ha colpito il commento di un turista che ho incrociato, il quale mi ha detto che appena fuori dal centro abitato, pareva fosse scoppiata una bomba… visto che tutto sembrava diroccato e lasciato a sé stesso, onestamente la mia sensazione non era stata molto diversa…
A circa 20 minuti di strada dal centro di Santa Maria, incamminandomi lungo un percorso tracciato dai quad e dai fuoristrada che circolano, attraverso una suggestiva spianata rocciosa, si arriva alla PRAIA DE IGREJINHA, una sorta di avamposto sabbioso, situato tra il deserto e l’ Oceano aperto; adoro questa piccola baia, perennemente sferzata da un vento ribelle che increspa le onde altissime, più bianche e suggestive che io abbia potuto vedere nell’ isola… è un colpo d’occhio di pura magia, la spiaggia bianchissima a perdita d’occhio, delimitata sullo sfondo lontanissimo dalla sagoma scura e minacciosa del Serra Negra; a Igrejinha ci sono alcune baracche assai malconce, che in tempi migliori dovevano essere state il chiosco e il ristorantino sulla spiaggia, ora sono piene di graffiti, di scritte, purtroppo qui e là sono sparsi sacchi di immondizia che strabordano e chissà se mai verranno in qualche modo portati via, da qualche addetto della nettezza urbana…
PRAIA DE IGREJINHA, Ilha do Sal, Capo Verde, ph. Mauro Pilotto
Qui, le onde impetuose dell’Oceano si infrangono sulla cornice naturale di rocce laviche e in un altro tratto di spiaggia vicinissima si è formata una straordinaria piscina naturale al riparo dalla forza del mare aperto, è una formazione a cerchio che diventa funge quindi da diga; tutto questo scenario ha alle spalle un tratto sconfinato di deserto di dune sabbiose e le costruzioni colorate del paesino di Santa Maria ancora più sullo sfondo, come a ricordare che la “civiltà” non è poi così lontana…
Amo vagare senza meta precisa per le vie di Santa Maria, osservare i paesani che vanno a comprare l’acqua desalinizzata che viene venduta in taniche colorate in un chiosco del centro, scrutare le persone che vivacizzano le vie parlando sempre a voce molto alta in portoghese o nel loro dialetto creolo; in realtà ci sono anche molte persone provenienti dalle altre isole dell’arcipelago oppure dal Senegal e dalla Guinea-Bissau, qui cercano lavoro come sorveglianti nei tanti resorts turistici ( mai prima avevo notato così tanta security di controllo sia in spiaggia che nelle strutture turistiche…) oppure come manovalanza nei cantieri edilizi che sorgono un po’ ovunque, o magari aprono negozi in cui vendere prodotti artigianali di vario tipo.
Camminare, incrociare gli sguardi curiosi ed indagatori dei tanti venditori che bazzicano ovunque, che cercano, spesso con troppa insistenza, di farti entrare nei loro coloratissimi bazar… dove espongono tele dipinte di ogni misura, maschere tribali, cappellini, occhiali, orologi taroccatissimi, statue di legno e pietra di qualsiasi tipo, parei, ninnoli pieni di perline colorate e di frammenti di conchiglie, il tutto è un fantastico caleidoscopico caos etnico che solo l’Africa può offrire!
Lungo il camminamento sulla spiaggia, ogni giorno, vedevo alcuni ragazzi che scolpivano la pietra con dei martelli e degli appositi scalpelli, con assoluta maestria ne ricavavano sculture a forma di pesci, tartarughe o altre simboli legati al mare, ero incredulo nell’assistere come da un anonimo pezzo di pietra nel giro di poco tempo potessero ricavare delle sagome così ben delineate e precise…
Di sera, verso l’ora di cena, si spandono nell’aria le note della musica che viene suonata dal vivo nei vari localini, musica reggae e concerti di tamburi, lungo le stradine all’aperto, vengono cucinati carne o pesce, è un brulichio di persone che si riversano nei bar, nei pub , magari a guardare le partite di calcio in tivù; c’è sempre qualcuno che ti chiama per domandarti da dove provieni e quanto ti tratterrai nell’isola e cercare comunque di venderti qualcosa per racimolare dei soldi. Le stradine sono in realtà piuttosto buie, magari la luce arriva solo da qualche locale, ci sono cani e gatti randagi un po’ ovunque, a tratti sul selciato sconnesso si rischia pure di inciampare in qualche sasso mal posizionato… È frequente incrociare qualche donna di facili costumi bella, giovanissima ed agghindata per fare colpo, ma pure qualcuna più agé… che senza troppi giri di parole ti propone massaggi da estasi ed anche qualcosa di più… concreto ed immediato!
Ilha do Sal, Capo Verde, ph. Mauro Pilotto
Ilha do Sal, Capo Verde, ph. Mauro Pilotto
Una sera sono rimasto incollato alla ringhiera di una casa, dal cui cortile proveniva una musica strana, ipnotizzante, struggente come certe melodie di Cesària Evora…(cantante famosissima nata nell’arcipelago e mancata qualche anno fa), erano alcuni ragazzi che si allenavano in una coreografia di Capoeira, un balletto inusuale e dal ritmo spezzato, cadenzato da movenze sinuose che ricordavano quelle di certi animali pronti a cacciare la preda; il tutto era avvolto dal buio che li circondava ed aveva un qualcosa di arcaico, lontano… quello a cui stavo assistendo mi attraeva, mi incuriosiva senza riuscire a dare un senso preciso a quei gesti, a quei movimenti così antichi, che deriveranno chissà da quali tradizioni tribali…
Malgrado fossi già stato a Sal, non ero mai stato a visitare le famose SALINAS di PEDRA DE LUME di cui avevo letto e sentito parlare, da anni sono diventate un rinomato luogo per la cura e trattamenti del corpo , ma soprattutto fulcro di un’importante industria del sale; sono attive dal 1800 e ne sono rimasto davvero molto colpito… arrivato di prima mattina, ho goduto del raro privilegio di vederle deserte, sotto un cielo a nuvoloni gonfi che spesso lasciava spazio a squarci di turchese, il sole che illuminava queste piscine bianchissime, delimitate da bassi muretti di pietra posata a secco. Tutto questo è all’interno di un cratere vulcanico inattivo, qualcosa di davvero unico e straordinario che volevo assolutamente vedere e non mi ha deluso affatto… anzi è stato uno spettacolo al di sopra delle mie aspettative!
Al rientro da Pedra de Lume, ho fatto una piccola sosta ad ESPARGOS, la città capitale dell’isola, considerata il fulcro commerciale e luogo in cui vivono i veri isolani, quelli che normalmente si spostano all’interno dell’isola per lavoro e commercio, ma rientrano giornalmente perché hanno casa e famiglia lì ; ho avuto modo di guardarla da una specie di rocca-osservatorio, posto in cima ad un’altura che domina la città… che è molto estesa, vari agglomerati di case coloratissime, ordinate, e non lontano dal centro mi ha colpito la vista di un grandissimo campo di calcio, che mi ha dato l’impressione di essere nuovissimo, tanto era pulito, ordinato e di un verde rigoglioso che si staccava dal resto del paesaggio.
Ricordavo bene che i capoverdiani sono fanatici dello sport e del fitness, donne ma soprattutto uomini che si allenano un po’ ovunque e a tutte le ore possibile, dall’alba alla sera; nella strada principale di Santa Maria, ad esempio, è stata recentemente costruita un lunga pista ciclabile di colore verde, dove ho potuto constatare che sempre c’era qualcuno che faceva footing, correva in bike o camminava a passo veloce da podista, spesso fermandosi dove erano posti degli attrezzi ginnici, in cui poter fare stretching, flessioni e pure sollevamento pesi, una sorta di palestra open-air!
Come in altri luoghi dell’Africa che ho avuto modo di visitare, è evidente che c’è una coscienza precisa del mantenere in forma e in salute il proprio fisico, lo curano consapevoli di avere una dote-naturale non comune che cercano di curare, coltivare e preservare in modo sano, sportivo, facendo tutte le discipline fisiche consentite, anche ritagliandosi del tempo tra il lavoro e le varie attività nel corso della giornata, prendendosi proprio delle pause dedicate alla ginnastica.
Altro mio luogo del cuore a Ihla do Sal, che mi è rimasto impresso fin dalla prima volta che lo vidi, è la BAIA DE PONTA PRETA, una grande insenatura adiacente ad un’enorme duna di sabbia bianca; questo è uno dei punti preferiti dai surfisti o da chi pratica il kitesurf, si danno appuntamento già di prima mattina per sfidare quelle onde che sembrano non esaurirsi mai… Mi piace sedermi ai bordi della baia oppure posizionarmi nella grande scogliera ad osservare le evoluzioni di quegli intrepidi che si mettono in mare, a pancia in giù sulla loro tavola ed aspettano… scrutano il formarsi delle onde all’orizzonte che ritmicamente si creano, altissime e schiumose, cercano di capire qual è il momento più opportuno per fenderle e provare a cavalcarle… averlo visto nei vari film fa un effetto notevole, vederlo dal vivo è adrenalina pura!
Oltre Ponta Preta, camminando verso il lato destro , guardando il mare, con buona volontà (e passo deciso!) si raggiunge PRAIA PARAISO, che ora è diventata nuova meta di turismo d’elite all’insegna dell’all inclusive, dove sono ancora in corso dei grandissimi lavori di ampliamento e costruzione di una diga artificiale; oltre, proseguendo si arriva ad ALGODOEIRO, luogo davvero spettacolare, spiaggia nera di origine vulcanica, semideserto e molto suggestivo… isolato e selvaggio, dove l’Oceano diventa blu notte, le onde che si infrangono sulle rocce nere sono particolarmente minacciose… Questo luogo è circondato da una polverosa vallata di rocce giallastre, la vegetazione è composta da arbusti, da cespugli spinosi, le palme sono secche e altissime o talvolta solo tronchi senza vita, esposti al sole e alla polvere che spesso il vento alza da terra…
Questa è stata la mia nuova esperienza di viaggio a Ihla do Sal, che con Boa Vista sono le uniche isole che conosco di quest’arcipelago; delle altre isole sto raccogliendo informazioni e suggerimenti da parte di chi ci è nato , oppure le ha visitate… mi incuriosiscono molto, pare che ognuna sia molto diversa dall’altra con caratteristiche geofisiche ben precise, so per certo che sono meno turistiche, più aspre e selvagge. Chissà che in futuro non riesca a raggiungere altre isole, poter conoscere altre meraviglie di questo arcipelago… Santo Antão, São Vicente, Santa Luzia, São Nicolau, Maio, Santiago, Brava, Fogo… già solo i nomi mi attraggono… chissà, e comunque andare!