Il lavoro, al di fuori dalla retorica che lo descrivere come ‘nobilitante’ l’animo umano, è purtroppo molto spesso causa di stress, umiliazioni, frustrazioni, angosce, rabbia… e potremmo continuare.
Il lavoro è spesso un obbligo (niente lavoro, niente stipendio…), un qualcosa a cui ci sottomettiamo ma che sotto sotto non vogliamo e non possiamo accettare. Fatte le dovute eccezioni, chiaramente.
Certo, ci sono quelle fortunate, che hanno un lavoro piacevole e divertente. Ci sono quelle che hanno un lavoro socialmente stimato (che magari genera ancora più ansie e frustrazioni di un lavoro ‘normale’, ma cosa importa se le apparenze sono salve?), e ci sono quelle che si accontentano. E spesso chi si accontenta gode.
Ma se vi guardate intorno, sul vostro posto di lavoro, cosa vedete? Probabilmente vi capiterà di notare un capoufficio o ‘supervisor’ come li chiamano adesso, incapace e poco propenso a motivare i propri collaboratori. Vi capiterà di vedere impiegati che fanno di tutto per ridurre al minimo il proprio impegno, sguardi costanti all’orologio in attesa di essere ‘liberati’ e potersi finalmente trovare intrappolati nel traffico del rientro (sempre meglio che lavorare dirà qualcuno…). O magari vi capiterà di vedere colleghe gelose, invidiose, che non perdono occasione per beccarsi come delle pollastre. O vi capiterà di vedere colleghe che non sono all’altezza del proprio incarico ma che fanno carriera. Colleghe che temono per la prossima riorganizzazione dell’azienda con inevitabili tagli ai posti di lavoro…
Che quadro negativo, dirà qualcuna… quanto è vero, diranno altre.
Fatto è che il lavoro è spesso vissuto in maniera negativa. Essere costrette a lavorare, essere costrette a sottostare a delle gerarchie, essere costrette a modificare radicalmente il proprio stile e ritmo di vita in funzione del lavoro non può fare piacere a nessuno.
La soluzione? Non lavorare. O lavorare in proprio, magari solo per il piacere di lavorare e con un bel conto in banca che solleva da qualsiasi preoccupazione per il futuro. Impossibile? Purtroppo sì, almeno per la stragrande maggioranza. Per questo esistono delle figure professionali che aiutano ad inserirsi e ad accettare le regole del mondo del lavoro. In altre parole, ad accettare quello che il nostro istinto ci suggerisce di non accettare. Ma quando a fine mese arrivano le bollette e i conti della banca… la scelta è tra accettare e non mangiare. Triste.
Auguriamo a tutte le nostre lettrici di poter essere soddisfatte del proprio lavoro, o di trovare a breve un lavoro che le renda più felici. In attesa che questo avvenga, se pensate che il vostro attuale impiego sia causa di infelicità e frustrazioni, magari vi tornerà utile qualcuno dei consigli che elenchiamo qui sotto.
1) Se ci sono conflitti con i colleghi cercate di risolverli in maniera matura e definitiva. Per definitiva intendiamo anche la richiesta di trasferimento in un altro ufficio. O il licenziamento del collega.
2) Se è il vostro capoufficio a causarvi dei problemi la soluzione è quella di cui sopra. O un nuovo lavoro.
3) Se sono i soldi il problema, cercate di capire fino a che punto potete spingervi nelle vostre richieste di aumento. Se appare chiaro che vi sentirete sottopagati comunque, e ci sono delle alternative nell’aria, prendetele al volo. Non vi è nulla di più frustrante della sensazione di non essere pagate per quello che si vale.
4) Se non vi vengono assegnati incarichi di responsabilità che sapete di poter ricevere non abbiate paura di farlo notare. Spesso chi prende l’iniziativa per prima ottiene quello che vuole.
5) Se il lavoro è noioso cambiate lavoro.
6) Se il posto di lavoro è troppo lontano da casa cercate- se possibile – di avvicinarvi al posto di lavoro. Non potete passare la vita spostandovi tra casa e il lavoro. Nella vita c’è di più…
7) Il lavoro che svolgete è il massimo a cui potete ambire in base al vostro livello di istruzione? Se siete ancora giovani, perchè non pensare ad uno studio part time che in futuro vi possa garantire una posizione più interessante?
8) L’idea di dover trascorrere il resto della vostra vita in un cubicolo senza finestre (o peggio con una vista da suicidio) vi fa venire la nausea? Consolatevi, non siete sole…
Buon lavoro (e non lavorate troppo!!!)
Margherita.net