Quello del colon irritabile è un disturbo molto diffuso, di cui prima o poi soffriamo tutti. Ma una parte della popolazione ne soffre con regolarità, e in molti casi si arriva addirittura a parlare di ‘sindrome del colon irritabile’. In questa intervista al Dottor Nicola Calandrella, Biologo Specialista in Patologia Clinica e Nutrizionista a Roma parliamo di colon irritabile, sintomi, cause, cure e alimentazione. Con un occhio di riguardo per la dieta, fondamentale per tenere sotto controllo questo disturbo. Ecco cosa ci ha detto.
Quali sono i sintomi che più spesso vengono riferiti da chi soffre di colon irritabile?
Intanto bisogna spiegare cos’è la sindrome del colon irritabile; questa condizione detta anche IBS (Inflammatory Bowel Disease) che interessa almeno il 10-15% della popolazione viene classificata come un disordine funzionale gastrointestinale caratterizzato da una serie di sintomi come dolori addominali gonfiore, diarrea, muco nelle feci, stipsi o diarrea alternata a stispi. Questi disturbi sono spesso presenti cronicamente, in modo piu o meno ricorrente nella maggior parte delle persone che soffrono di questo disordine intestinale. È chiaro che dal momento che la sindrome del colon irritabile non mostra un quadro patologico dai contorni ben definiti, non e’ facilissimo fare diagnosi solo dalla sintomatologia, però possiamo dire che sicuramente il dolore è il sintomo chiave della sindrome, e che questo dolore è correlato alla defecazione ossia migliora con l’evacuazione.
L’alimentazione – nel bene e nel male – determina la gravità e la frequenza dei sintomi a livello intestinale. Quali sono gli alimenti che vanno assolutamente eliminati dalla dieta perché ‘infiammatori’ e quali invece dovrebbero far parte integrante della dieta di chi ha una propensione a questo genere di disturbo?
La salute intestinale passa sicuramente da una alimentazione sana e adeguata al proprio organismo, per cui bisogna imparare a mangiare lentamente, masticando accuratamente ogni boccone. Sicuramente, poi, una dieta poco equilibrata caratterizzata da uno scarso apporto di fibre, ma ricca di zuccheri e grassi può favorire l’insorgenza della sindrome del colon irritabile. Esistono certamente alcuni alimenti come latticini, caffè, cioccolato, tè, spezie, cibi grassi, grano, orzo, broccoli, bevande alcoliche e zuccherate che possono predisporre all’insorgenza di alterazioni della motilità intestinale oppure cibi riconosciuti per la loro azione nel processo di fermentazione in quanto producono gas o già naturalmente lo contengono, come la frutta o le bibite gassate. Però per esperienza posso affermare, che quasi nessun alimento va escluso a priori, in quanto va sempre valutata la sensibilità individuale ai diversi alimenti.
Negli ultimi anni, l’attenzione del mondo scientifico si è concentrata sui cosiddetti FODMAPs, dopo che molte ricerche hanno dimostrato che l’assunzione di queste categorie di alimenti era frequentemente associata all’insorgenza di sintomi intestinali nei pazienti che soffrivano di intestino irritabile. Si tratta di alimenti ricchi di zuccheri, nello specifico oligosaccaridi, disaccaridi, monosaccaridi e polioli che, una volta digeriti, restano nell’intestino richiamando acqua. La loro sovra-fermentazione è ciò che causa i disturbi. In generale tra gli alimenti da limitare o evitare in chi soffre di colon irritabile possiamo annoverare gli asparagi, i carciofi, il cavolo verza, il cavolfiore, i broccoli, la barbabietola rossa, il radicchio, l’aglio, i porri, la cipolla, i funghi, latte e derivati soprattutto se non adeguatamente stagionati e i legumi, soprattutto i fagioli, mentre sono meglio tollerati i ceci passati e le lenticchie decorticate.
È possibile anche essere allergici o intolleranti verso determinati alimenti, o classi di alimenti. In questo caso come si possono individuare gli alimenti ‘incriminati’ a parte l’esperienza diretta del paziente? Esistono dei test o degli esami – attendibili – che possono aiutare a preparare una dieta su misura per il paziente?
Spesso la diagnosi di colon irritabile viene effettuata dal gastroenterologo per esclusione di patologie del tratto gastrenterico e di intolleranze alimentari come ad esempio l’intolleranza al lattosio, la celiachia, le malattie infiammatorie croniche dell’intestino come la rettocolite ulterosa e la malattia di Crohn, la diverticolosi, le parassitosi intestinali e le infezioni batteriche intestinali.
Quindi se sono presenti dei segnali d’allarme che possono far sospettare altre patologie organiche importanti, il medico curante deve valutare la possibilità di prescrivere alcuni test diagnostici come il breath test al lattosio e/o al lattulosio per diagnosticare un malassorbimento dovuto ad una intolleranza al lattosio oppure all’eventuale presenza di sovracrescita batterica.
Altri test di laboratorio che spesso vengono richiesti per diagnosticare/escludere patologie intestinali sono l’esame emocromocitometrico, la VES, la PCR, lo screening sierologico della celiachia, il sangue occulto nelle feci, e negli ultimi anni viene sempre più richiesto l’esame della calprotectina fecale, un test non invasivo che si esegue su un campione di feci e che offre enormi vantaggi nella valutazione del grado di infiammazione dell’intestino.
Esistono poi tutta una serie di test allergologici sia cutanei che ematici che si possono eseguire in caso di sospetto clinico di allergie alimentari. Alcuni di questi esami possono sicuramente aiutare ad elaborare un piano dietetico personalizzato, però anche in questo caso il mio consiglio è quello di non partire dai test, bensì da una accurata anamnesi effettuata da specialisti del settore e successivamente se ritenuto utile si possono scegliere gli esami più indicati per effettuare una diagnosi.
Esistono degli integratori, dei prodotti naturali che effettivamente possono alleviare i sintomi e che potrebbero essere assunti regolarmente per aiutare l’intestino?
Bisogna innanzitutto dire che la sindrome del colon irritabile è un disturbo con una importante componente neurodistonica o psicosomatica che presenta tra i suoi principali fattori scatenanti il forte stress e l’ansia frequente. Pertanto anche nelle eventuali integrazioni naturali, bisogna tenerne conto, quindi ad esempio possiamo consigliare degli infusi con effetto rilassante come ad esempio un infuso di passiflora con una azione calmante e sedativa ma anche con effetto sulla distensione muscolare grazie alla sua azione antispasmodica.
Anche il magnesio può essere di aiuto, poichè come è noto tra le sue funzioni più importanti si riscontra un’azione positiva sulla distensione del sistema nervoso, apportando così diversi vantaggi sulla sfera emotiva. Molto efficaci possono essere a fine pasto, le tisane carminative come quelle ai semi di finocchio, cumino, coriandolo e anice stellato. Anche l’infuso di camomilla fiore è molto indicato grazie alla sua azione antispasmodica e antiflogistica. Inoltre si possono usare le piante ricche in mucillagine come ad esempio la malva e lo psyllium molto utili per mantenere un’adeguata introduzione di fibre solubili e spesso consigliate soprattutto nei casi in cui il colon irritabile si associa alla stipsi.
Inoltre la gemmoterapia puo’ offrire un valido aiuto nel trattamento di questa sindrome; di grande interesse terapeutico risulta essere, infatti, l’utilizzo del gemmoderivato ottenuto dai giovani getti di tilia tomentosa nel trattamento di tutte le cosiddette forme ansiose e quindi in quei disturbi legati alla sfera emozionale come nel caso del colon irritabile. Infine anche i probiotici vengono utilizzati con una certa frequenza poiche’ il colon irritabile spesso si associa a forme di disbiosi intestinale.
Detto ciò è evidente, che le varie integrazioni per quanto possano aiutare non possono essere da sole la soluzione di questo disturbo, se non associate a tutta una serie di atteggiamenti mirati a limitare le distonie neurovegetative cercando di evitare ad esempio i contesti che potrebbe aumentare i livelli di ansia e stress, e tutte quelle accortezze alimentari che risultano utili per limitare la sintomatologia di chi soffre di questo disturbo.
Una volta escluse patologie più serie, soprattutto quando i sintomi si presentano per la prima volta dopo una certa età, a chi rivolgersi per elaborare una dieta adeguata? Quali sono le figure professionali più indicate per evitare di finire nelle mani sbagliate?
Come giustamente diceva, prima di tutto bisogna fare una diagnosi di esclusione di altre patologie intestinali con una visita gastroenterologica ed eventualmente con gli opportuni accertamenti. Il Nutrizionista poi si occuperà di elaborare una dieta adeguata, anche se spesso deve intervenire prima di tutto nel correggere l’assetto alimentare del paziente, individuando anche se ci sono dei disordini alimentari, , un’alimentazione scorretta e la mancanza di pasti regolari. Per fare ciò, il diario alimentare potrebbe essere molto importante, proprio perché di aiuto per individuare insieme i punti più importanti da correggere.
C’è un aspetto, poi, che spesso noi nutrizionisti ci troviamo ad affrontare quando vediamo in visita un paziente che soffre di colon irritabile; quando arriva dallo specialista o dal nutrizionista, il paziente, ha già fatto diversi tentativi con “diete fai da te”, le cosiddette diete ad eliminazione o di esclusione, cioè quei regimi alimentari basati sull’eliminazione di uno o più alimenti dalla propria dieta, che però anche nei casi dove l’eliminazione dell’alimento sarebbe corretta se non adeguatamente ragionata, spesso porta ad una dieta carenziale con deficit nutrizionali che se protratti nel tempo possono causare importanti problemi organici. Infatti anche dove l’eliminazione di alcuni alimenti è utile o necessaria, l’alimentazione deve rimanere sempre gradevole, completa ed equilibrata sia dal punto di vista dei macronutrienti che dei micronutrienti.
Ringraziamo il Dottor Nicola Calandrella
Biologo Specialista in Patologia Clinica
Nutrizionista a Roma
http://www.bionutrizionista.eu/
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