Fastidio addominale, gonfiore, dolori, diarrea o stitichezza… un insieme di disturbi e sintomi che possono variare da persona a persona, e che solo lo specialista può con certezza diagnosticare. Spesso questi, ed altri, sintomi sono riconducibili a quella che tutti conosciamo come la “sindrome del colon irritabile”. Ma solo lo specialista, dicevamo, può fare diagnosi certa, perché a volte l’autodiagnosi non è la soluzione più intelligente. In presenza di sintomi importanti e ricorrenti è sempre indicato rivolgersi allo specialista di competenza.
In questa intervista al Prof. Dino Vaira, Professore Ordinario all’università di Bologna, Dipartimento di Medicina Interna e Gastroenterologia, cercheremo di capire meglio cosa è la sindrome del colon irritabile, ma soprattutto cosa si può e si deve fare quando questa sindrome viene diagnosticata.
È molto comune sentir dire “ho il colon irritabile”, ma forse a volte si tratta di autodiagnosi approssimative. Come si manifesta la sindrome del colon irritabile, quali sono i sintomi più comuni che devono far pensare a questo tipo di patologia?
Noi medici parliamo di “sindrome del colon irritabile” quando il paziente presenta dolore e/o fastidio addominale ricorrente (almeno 3 giorni al mese negli ultimi 3 mesi) associato a due o più delle seguenti caratteristiche: il dolore migliora con l’evacuazione, l’insorgenza del dolore si associa a una modifica nella frequenza e/o nella consistenza delle feci (dure/caprine o all’opposto poltacee/liquide).
In alcuni prevale la stitichezza in altri la diarrea o le due condizioni si alternano. Si può provare una fastidiosa sensazione di evacuazione incompleta o uno stimolo impellente. Spesso è anche presente gonfiore e/o distensione addominale. Il paziente nei casi più gravi può sentirsi “limitato” nella vita di tutti i giorni con ricadute sia dal punto di vista lavorativo che relazionale. Se però il dolore risveglia dal sonno notturno, si associa a calo ponderale o a perdite di sangue con le feci occorre subito rivolgersi al medico perché potrebbe trattarsi di altre patologie.
Quali sono le cause della sindrome del colon irritabile? Si tratta di una patologia congenita, oppure legata a stili di vita ed alimentari?
Purtroppo non si conosce ancora la risposta definitiva a questa domanda. Si tratta di un disturbo funzionale dell’intestino dato da un’anomala “comunicazione” tra il sistema nervoso e i muscoli della parete intestinale. Questi ultimi possono contrarsi troppo debolmente o con troppa forza causando un transito intestinale troppo lento o accelerato o dolorosi “crampi”. A volte è la percezione del dolore ad essere iperattivata ovvero minimi stimoli, di per sé non patologici, a livello intestinale vengono interpretati come “dolore” a livello centrale.
Si sa che una gastroenterite acuta può essere la causa scatenante del colon irritabile e di certo lo stress ha un ruolo nelle riacutizzazioni di questa patologia. Anche l’assunzione di antibiotici, alterando la flora batterica intestinale, può contribuire. Complesso è il discorso dell’alimentazione: a seconda del soggetto uno specifico alimento può risultare particolarmente “irritante” sull’intestino. In caso di gonfiore meglio evitare verdure a foglia larga, legumi e bevande gasate.
Spesso si associa la sindrome del colon irritabile alla parte femminile della popolazione. È così, oppure è un problema che colpisce indistintamente donne e uomini?
Effettivamente le donne sono le più colpite da questa sindrome. Spesso i sintomi peggiorano in concomitanza con il ciclo mestruale pertanto si pensa che anche i cambiamenti ormonali giochino un ruolo importante.
Cosa si fa quando viene diagnosticata la sindrome del colon irritabile? Si possono attenuare i sintomi, tenerla sotto controllo, magari curarla definitivamente?
Curare definitivamente il colon irritabile è difficile ma si può tenere sotto controllo. A seconda dei casi il medico può prescrivere disinfettanti intestinali, probiotici, lassativi non irritanti, farmaci che contrastano il gonfiore intestinale e naturalmente antidolorifici e antispastici da assumere al bisogno. E’ fondamentale bere tanta acqua a piccoli sorsi durante il corso della giornata meglio se lontano dai pasti. Anche l’attività fisica, moderata ma costante nel tempo, può aiutare ad attenuare i sintomi. Meglio evitare grassi e fritti e preferire pasti piccoli e frazionati.
Ringraziamo il Prof. Dino Vaira, Professore Ordinario all’università di Bologna, Dipartimento di Medicina Interna e Gastroenterologia, Ospedale S. Orsola via Massarenti 9, Bologna
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