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Le molestie sul posto di lavoro Quando ‘il capo’ ci prova

Quello delle eccessive attenzioni sul posto di lavoro, per usare un eufemismo, è uno dei …

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Quello delle eccessive attenzioni sul posto di lavoro, per usare un eufemismo, è uno dei temi più discussi, più delicati e più difficili da affrontare. Lo è per vari motivi, perché le implicazioni personali, professionali, a volte legali, possono essere molto serie.

Se le attenzioni da parte di un collega di pari grado, o inferiore, possono essere classificate tra le consuete ‘avances’ che una donna a volte può ricevere, quelle che provengono dall’alto sono di natura totalmente diversa e solitamente mettono la vittima delle attenzioni in una situazione a dir poco difficile. La paura di essere danneggiata professionalmente, di non essere creduta, di essere magari accusata di aver lei provocato la situazione… sono tutti sentimenti che passano giustamente per la mente di chi si trova a vivere un’esperienza di questo genere.

Cosa fare? Difficile e delicato al tempo stesso. Innanzitutto cercare di capire se di vero e proprio ‘sexual harassment’ come lo chiamano gli inglesi si tratta. Ma soprattutto non aver paura di parlarne, con le persone giuste chiaramente. Parlarne con le amiche più intime, cercare di analizzare la situazione e di capire come stanno effettivamente le cose.

Un complimento sul nostro aspetto fisico fatto da un superiore può far piacere, e non costituire di per sé un fatto negativo, anche se poco ha a che fare con il lavoro. Lo diventa se invece di fare piacere, provoca un senso di disagio, crea imbarazzo, ne faremmo volentieri a meno.

Il problema di molti casi di questo genere è che gli atteggiamenti sono molto ambivalenti. Come il regalo di un mazzo di fiori, o un invito a bere un aperitivo, o magari un abbraccio quando ci si scambiano gli auguri per le feste… e questo rende molto difficile capire effettivamente come stanno le cose, e ancora più difficile capire come comportarsi di conseguenza.

A questo proposito potrebbe essere utile parlarne anche con le colleghe più fidate sul posto di lavoro, cercare di capire se magari queste situazioni si sono già verificate, in passato, con altre colleghe, e capire come loro vedono la situazione.

Se le attenzioni si ripetono nel tempo, e la cosa inizia a farsi seria, alcuni esperti consigliano di iniziare a prenderne nota, in segreto, annotando tempi e modi di ogni ‘approccio’. Questo anche in vista di un’azione più forte e formale da prendere in considerazione se la situazione non si dovesse risolvere.

A volte parlarne schiettamente e in maniera diretta con chi ci fa sentire a disagio può risolvere una situazione spiacevole nel giro di pochi minuti. Non è facile, ma un colloquio fermo e deciso con l’interessato, nel quale gli si spiega l’imbarazzo che ci causa può a volte bastare.

Altre volte non basta, e anzi innesca dei meccanismi che fanno peggiorare la situazione. Avrete capito che si tratta di un terreno minato, sul quale è difficilissimo muoversi, e ancora di più dare dei consigli validi.

Noi vorremmo solo chiamare a raccolta le lettrici, e chiedere loro cosa ne pensano, se si sono trovate in situazioni di questo genere, o sono al corrente di situazioni di questo tipo, e come si sono comportate per risolvere la situazione. Vi preghiamo di non inserire informazioni troppo specifiche nelle vostre lettere (in tal caso le elimineremo prima di pubblicare le lettere). Le vostre testimonianze verranno pubblicate come sempre in maniera anonima. Scriveteci.

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