Le vene varicose rappresentano un problema molto più diffuso di quanto si pensi. E non si tratta di un problema di carattere puramente estetico. Ci sono patologie anche molto importanti che, se non curate per tempo e nel modo giusto, possono svilupparsi partendo da quello che inizialmente viene considerato solo un problema ‘estetico’. È per questo molto importante cercare di prevenire o eventualmente curare da subito le vene varicose, sin dalla loro prima comparsa.
Abbiamo parlato di questo problema con il Prof. Roberto Chiesa, Professore Ordinario di Chirurgia Vascolare e Direttore Unità Operativa di Chirurgia Vascolare, IRCCS Ospedale San Raffaele. In questa intervista il Prof. Chiesa di spiega quali sono gli stili di vita ed alimentari da adottare per prevenirle, quando possibile, o per ‘limitare i danni’ quando queste si sono già presentate.
Essere donna è un fattore di rischio per l’insorgenza delle vene varicose? C’è anche una componente ereditaria?
Le donne sono maggiormente predisposte rispetto agli uomini alla formazione di varici a carico degli arti inferiori. Questa maggiore suscettibilità è determinata da fattori ereditari, ma anche correlati al diverso assetto ormonale. La gravidanza, per motivi ormonali ed a causa del peso dell’utero gravido sul bacino ed alla conseguente stasi venosa, può rappresentare il momento cruciale nello sviluppo di varici.
Quali sono i fattori che predispongono più frequentemente all’insorgenza di questa patologia?
Oltre a fattori ereditari, predispongono alla formazione di varici l’eccessivo peso corporeo, il numero di gravidanze, l’attività professionale. Soggetti che svolgono attività lavorative prevalentemente in piedi ed al caldo (cuochi, parrucchieri, personale sanitario) sono classicamente più predisposti allo sviluppo di varici. Rappresentano fattori predisponenti la sedentarietà, l’assunzione di composti ormonali, anche a scopo contraccettivo ed alcune terapie farmacologiche.
Quali sono i primi sintomi a cui fare attenzione? Se prese in tempo, le vene varicose sono più facili da curare?
I primi sintomi sono essere rappresentati da senso di stanchezza e di affaticabilità degli arti inferiori – specie al temine dell’attività lavorativa – e dalla comparsa di edemi, prevalentemente localizzati alle caviglie. I primi segni, che possono manifestarsi anche in giovane età, comprendono la comparsa di capillari (telengectasie) e di venule, che possono subire nel tempo un progressivo aumento di volume. In genere l’evoluzione delle varici è progressiva, ma alcune cautele possono rallentarne significativamente lo sviluppo.
A chi ci si deve rivolgere quando si pensa di aver individuato i primi sintomi?
Il Medico di Medicina Generale nei primi stadi può supportare il chirurgo vascolare, tuttavia l’osservazione specialistica è anche in queste fasi consigliata.
Il ruolo del chirurgo è assolutamente determinante in caso di varici significative e nella gestione delle problematiche ad esse correlate, quali flebiti, tromboflebiti, ulcere flebostatiche. Queste evenienze complicano frequentemente la patologia varicosa, pertanto il ruolo della chirurgia non ha, a differenza di quanto comunemente ritenuto, una finalità puramente estetica, ma è soprattutto di prevenzione delle complicanze dell’insufficienza venosa, che talvolta possono essere molto serie.
Cosa ci si può aspettare, a livello terapeutico, dalla medicina moderna per curare le vene varicose? È necessario sempre un intervento chirugico?
Le medicina moderna dispone di diverse strategie per la cura delle varici, a seconda del grado di impegno clinico.
Esistono in commercio molti composti, soprattutto di origine vegetale, cosiddetti flebotonici, che aumentano la resistenza delle pareti venose e possono contrastare, entro certi limiti, la comparsa di edemi e teleangectasie od essere validi trattamenti sintomatici negli stadi più avanzati.
I trattamenti sclerosanti, analogamente al laser, sono ottimi rimedi estetici per capillari e venule dilatate.
Quando le varici sono voluminose e/o le safene sono incontinenti il rimedio fondamentale risiede nella chirurgia o nella laserterapia. E’ opportuno interpellare lo specialista in chirurgia vascolare prima che insorgano discromie (macchie brune) prevalentemente localizzate nella zona inferiore della gamba, estremamente antiestetiche o non reversibili e le ulcere, generalmente osservabili in stadi avanzati, che caratteristicamente hanno una tendenza lentissima alla guarigione.
Quali i suoi consigli alle nostre lettrici, quali abitudini e stili di vita – anche eventualmente alimentari – possono aiutare a prevenire l’insorgenza di questa patologia?
Uno stile di vita sano, che comprenda una regolare attività fisica ed una alimentazione il più possibile equilibrata, rappresenta, anche nell’ambito dell’insufficienza venosa, un caposaldo nell’ambito della prevenzione. L’alimentazione deve prevedere cibi non speziati e limitata assunzione di alcool. Ovviamente il controllo del peso corporeo ha una importanza determinante nella prevenzione delle varici e nella loro gestione clinica.
E’ importante per favorire il ritorno di sangue venoso al cuore e ridurre la stasi ematica dormire con un lieve rialzo ai piedi del letto ed evitare di mantenere gli arti in posizione declive durante l’attività lavorativa o il riposo.
Il movimento è fortemente raccomandato ed in mancanza di una attività fisica regolata, è sufficiente camminare 30-40 minuti al dì. Così facendo si attiva la pompa muscolare che si oppone alla stasi venosa che contribuisce allo sfiancamento delle pareti dei vasi . Anche durante l’attività lavorativa è consigliabile effettuare periodici, anche se brevi, esercizi di stretching.
Importante è anche l’abbigliamento. L’uso abituale di tacchi troppo alti o viceversa estremamente bassi (ballerine) non è consigliato. Per favorire l’attività della pompa muscolare sono indicate calzature con tacco largo, dell’altezza di 3-4 cm. Anche l’utilizzo di abiti troppo stretti e di biancherie intima estremamente fasciante non è consigliato.
Fortemente raccomandato è l’uso della calza elastica, specie durante il giorno, che facilita lo scarico venoso ed inibisce la formazione degli edemi. Nelle fasi iniziali questa, seppur a compressione lieve, rappresenta un ottimo presidio di prevenzione. Negli stadi più avanzati attenua sensibilmente i sintomi legati all’insufficienza venosa.
Ringraziamo il Prof. Roberto Chiesa, Professore Ordinario di Chirurgia Vascolare e Direttore Unità Operativa di Chirurgia Vascolare, IRCCS Ospedale San Raffaele.
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