Se Mikami Yoshinobu, il capo ufficio stampa della polizia regionale, potesse trasferire lo sconforto che prova nel corpo di un suo nemico, quest’ultimo stramazzerebbe di schianto per il dolore: sua figlia Ayumi è scappata da casa, a soli sedici anni, e da tre mesi è introvabile. L’ultima volta che Mikami l’ha vista era accovacciata al buio in un angolo della sua stanza e si colpiva il volto con i pugni, se lo graffiava.
“Non la voglio questa faccia” gridava. Ayumi era convinta di avere un viso bruttissimo, come quello del padre. Questo straordinario crime giapponese, paragonato dal “Guardian” ai romanzi di Stieg Larsson, si apre con una scena all’obitorio dove Mikami, appunto, è stato chiamato per identificare un corpo di ragazza, forse quello della figlia. Che non è, con sollievo dell’ex ispettore. Per ovvie associazioni, dolorosi ricordi si fanno strada nella mente del poliziotto riportandolo al 1989, il sessantaquattresimo e ultimo anno dell’era Shúwa, e a un problematico caso che la polizia all’epoca non era riuscita a risolvere.
Una bambina era stata rapita e uccisa, nonostante il pagamento del riscatto richiesto. I colpevoli mai trovati. L’impopolare caso Sei Quattro, come era stato chiamato, che da anni ormai aveva steso un’ombra sulla credibilità del dipartimento e delle istituzioni, in una società dove il primo comandamento è quello di “non lasciare mai un crimine impunito”.
Un caso che riemerge drammaticamente ora, dopo quattordici anni, dal momento che il capo della Polizia nazionale vuole venire in visita per scusarsi ufficialmente con la famiglia della fanciulla uccisa. Piccoli fuochi si accendono nella memoria di Mikami, forse un’anomalia nelle procedure, forse alcuni comportamenti non chiari dei colleghi, forse alcuni vuoti nel castello di una burocrazia vasta e complessa. Lentamente, in modo inesorabile, la maledizione del caso Sei Quattro riprende la sua forma più spaventosa per attirare nuove vittime nella tenebra.
Romanzo epico sul raffinato sistema dei rapporti relazionali ed etici all’interno della società e delle istituzioni giapponesi – una cultura comportamentale a noi sconosciuta -, il libro è stato confrontato, per la sofisticata costruzione, a una torre Jenga – in cui ogni elemento, anche il più periferico, deve essere mantenuto perché l’equilibrio della struttura non venga compromesso.
Anche per questo ormai si parla di Sei Quattro come di un bureaucracy thriller, unico esemplare di un nuovo genere. Sei Quattro ha venduto, in Giappone, un milione di copie in sei giorni dall’uscita ed è stato recentemente pubblicato da prestigiosi editori, in Inghilterra e in America, divenendo un caso editoriale.
Hideo Yokoyama
Sei Quattro
Omnibus 2017
Gialli e Thriller
ISBN 9788804675501
600 pagine € 20,00
14,0 x 21,5 cm
Cartonato con sovraccoperta
In vendita dal 06 giugno 2017
Traduttori: Laura Testaverde
Hideo Yokoyama è nato nel 1957. Ha lavorato per dodici anni come giornalista d’inchiesta a Túkyú, prima di diventare uno dei più noti scrittori giapponesi. La sua rigorosa etica del lavoro ha fortemente condizionato i comportamenti ossessivi dei personaggi nei suoi romanzi. Nel gennaio del 2003 è stato ricoverato per un attacco cardiaco in seguito a una sessione di lavoro durata settantadue ore. Sei Quattro è il suo sesto romanzo.