Ai bambini insegniamo di tutto e cerchiamo di dialogare su tutto, è l’educazione del secondo millennio: è corretto e doveroso parlare con loro di affettività, di sesso nei modi e nei tempi che la loro età richiedono, di malattie, di guerra, di politica… Ma quando parliamo di alimentazione, rischiamo di essere additati come istigatori all’anoressia. E’ in uscita negli Stati Uniti un libro che già prima di essere in commercio sta sollevando un polverone: Maggie Goes On A Diet. Maggie ha 14 anni, è in forte sovrappeso e diventa una star della squadra di calcio della scuola dopo una drastica perdita di peso. Una storia come un’altra scritta secondo il più classico degli schemi narrativi, se non fosse che il pubblico a cui è rivolta questa fiaba moderna va dai 4 agli 8 anni. Paul Kramer, l’autore, parte da un dato di fatto innegabile: l’aumento dell’obesità infantile negli Stati Uniti, il 119% in più tra il 1999 e il 2007. Lo stesso dato che spinge Alice Waters e Michelle Obama a battersi da anni per insegnare la corretta alimentazione nelle scuole americane, covo di merendine ipercaloriche e bibite gassate. Ma le migliori intenzioni spesso non sono capite.
L’autore ha sicuramente toccato un tasto delicato, tanto che ora, già prima dell’uscita prevista ad ottobre, il libro è oggetto di durissime critiche da parte di molti genitori che ritengono aberrante associare il sovrappeso con l’insuccesso e parlare di dieta a quell’età. Ma ha anche sollevato un problema che non si può più ignorare: l’obesità infantile negli Stati Uniti esiste, eccome, ed è un allarme sanitario di non poco conto. Forse i genitori che si stanno inalberando contro Paul Kramer dovrebbero inalberarsi allo stesso modo anche contro chi spaccia cibi industriali e pieni di zucchero come una sana e corretta alimentazione.
E se la casa editrice ascoltasse le critiche e cambiasse il titolo in ‘Maggie impara a mangiare sano’, non sarebbe meglio?
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