Quando l’amore è malato. Quando in una coppia non solo le cose non funzionano più come prima, ma si innesta la violenza, il disagio. Profondo. Di chi è la colpa? Come se ne esce? In questa intervista a Francesca Cenci – Psicologo, psicoterapeuta, psicologo dello sport – parleremo di amore, di amori non ‘sani’, di amori che procurano dolore, sofferenza, disagio.
La prima domanda che le vorremmo porre è: cosa è l’amore? Un sentimento innato, un sentimento culturalmente indotto, una via di mezzo? Perché l’amore può essere così forte, nel bene e nel male? Quale è la funzione, dal punto di vista psicologico e sociale, di un sentimento così ‘potente’?
L’amore è sicuramente un sentimento innato, che nasce con noi e che proviamo, in un modo o nell’altro, per tutta la vita. L’amore sano ha una funzione di per sé terapeutica; chi vive un rapporto di coppia soddisfacente si sente più tranquillo e sicuro, è pieno di energia ed è più determinato nel raggiungimento dei propri obiettivi.
Al contrario, un rapporto patologico influenza negativamente gli stati mentali, abbassando l’autostima e minando il benessere globale della persona. Chi vive questo genere di rapporto soffre, il tono dell’umore si abbassa rischiando di cadere in una vera e propria depressione, aumenta l’insicurezza e spesso ne diventa paradossalmente ossessionato.
Ossessionato da ciò che lo fa stare male.
Lei ha appena pubblicato un libro dal titolo “Amare da morire”, libro nel quale affronta il tema dell’amore malato, osservato dal punto di vista femminile. Quali, sulla base della sua esperienza professionale, i motivi che portano un amore inizialmente sano, a degenerare fino a divenire il nido di violenze fisiche e psicologiche? Un amore ‘malato’ nasce sano e poi degenera, oppure il seme della ‘malattia’ è già presente sin dall’inizio?
Diciamo che ci sono dei segnali che ci fanno capire che quello che stiamo vivendo è o sta diventando un amore malato e potenzialmente pericoloso per il nostro benessere, poi sta a noi captarli e prendere delle decisioni ai fini di salvaguardarci.
Ad esempio se viviamo la relazione come fosse “il tutto” della nostra vita, oppure se siamo dipendenti dal nostro partner, se lui ci controlla o ci impedisce di vedere i nostri amici, se siamo troppo gelosi e possessivi, se veniamo insultati o se non viviamo il sesso in maniera adulta. E questi sono solo alcuni esempi.
Quando si parla di violenza nella coppia, si pensa sempre alla donna come vittima. Ma è sempre così? Sono sempre le donne ad essere le vittime quando nella coppia le cose iniziano a non funzionare più?
Nella maggior parte dei casi chi subisce violenza è la donna, ma questo non significa che sia solo colpa del maschio quando la coppia non funziona più. C’è sempre una dinamica di coppia patologica e, magari, riconoscerla per tempo o sapere come comportarsi per uscirne potrebbe essere cosa utile a molti. Sia donne che uomini. Sia vittime che carnefici. Sia maltrattante che abusato.
Perché, al di fuori di quei casi estremi che sfociano nella morte, nel vivere la quotidianità di un amore sbagliato non ci sono vincitori né vinti, ma tutti sono accomunati da un’estrema sofferenza.
Indipendentemente dal loro ruolo all’interno della coppia.
Proprio per questo motivo ho scelto di dedicare prima un intero capitolo agli uomini che maltrattano e poi uno alle donne che subiscono, cercando di analizzare i loro rispettivi schemi mentali, in entrambi i casi patologici, che danno origine a un meccanismo perverso e spietato, che sfocia nella violenza.
Come se ne esce? Come ci si deve comportare quando ci si rende conto di vivere una storia d’amore che non è più un sogno ma un vero e proprio incubo? Figli, famiglia, problemi economici, sono tutti ostacoli a volte insormontabili per chi vorrebbe uscire da una situazione malata, ma non ci riesce…
Se ne esce solo parlandone. Parlandone prima di tutto con i propri famigliari e gli amici. Non sottovalutare mai le prime avvisaglie. Purtroppo c’è una tendenza a minimizzare questo genere di problema. Gli insulti e le minacce ad esempio sono sempre l’inizio e poi è un escalation. Ma non vanno accettati per nessun motivo al mondo.
A chi ci si deve rivolgere? Quali sono le figure professionali, serie e qualificate, che possono aiutare in situazioni gravi come quelle che lei descrive nel suo libro?
Se ne può parlare con il proprio medico di base, se si ha confidenza, il quale può inviare da un bravo psicologo o in un centro antiviolenza, a seconda della gravità della situazione.
Diversamente si può chiamare il telefono rosa oppure rivolgersi direttamente a un centro antiviolenza della propria zona. Io in appendice al mio libro riporto un elenco con tutti i centri d’Italia, sia per donne che per uomini.
Da un amore malato si deve fuggire, o questo può in certi casi essere ‘curato’?
Non bisogna mai generalizzare niente secondo me e anche in questo caso. Ci sono dei casi in cui si riesce a intervenire per tempo, ma dipende dalla volontà, dalle risorse e dalle caratteristiche delle due persone coinvolte. In altri casi invece si capisce che l’unica via di uscita è chiudere il rapporto, motivo per cui credo che sia ora di smetterla di demonizzare la separazione a priori, perché in tanti casi avrebbe salvato delle vite.
Alessio Cristianini per Margherita.net
Francesca Cenci Psicologo, psicoterapeuta, psicologo dello sport.
Nel corso di questi anni ha lavorato in svariati contesti di cura pubblici e privati come psicologo clinico, si è specializzata in rapporti di coppia e in sostegno alla genitorialità e il suo blog “due cuori e una famiglia” è molto seguito. Attualmente svolge la libera professione in due Poliambulatori privati a Salsomaggiore e a Parma, è consulente per due strutture psichiatriche del gruppo Gesin Pro.ges. ed è uno dei preparatori mentali della Federazione Italiana Tennis. Viene spesso invitata in programmi TV come psicologo, in qualità di esperto, http://www.francescacenci.it