Non è per forza detto che lavoro significhi distress sempre e comunque. Stress e lavoro, certo la mancanza di lavoro è un forte stress in una società che ormai slegata dalla campagna vive in dipendenza della produzione industriale… Stress e lavoro. Stress da lavoro, stress da mancanza di lavoro (o da paura di perderlo). Ne parliamo con la Dott.ssa Laura Izzi, Psicologa e life & work Coach a Torino, Milano, Bordighera. La Dott.ssa Izzi risponde alle nostre domande.
Si parla tanto di stress, ma spesso forse non si capisce a fondo il significato del termine e le sue implicazioni. Ci può spiegare cosa è lo stress, per come viene inteso nella sua accezione più comune ed attuale?
In effetti il termine stress è molto abusato ma non altrettanto conosciuto come fenomeno fisiologico. Spesso si confonde lo stress con fatica, stanchezza, spossatezza ecc. ma lo stress in realtà è un fenomeno molto più preciso. Si tratta infatti di uno stato fisico e psicologico che viene scatenato da stimoli stressogeni che possono essere di diverso tipo ma che nascono sempre da un conflitto non sanabile o apparentemente non sanabile che mette in una situazione che protratta nel tempo fa ammalare corpo e psiche.
In sostanza quando parliamo di stress intendiamo il distress cioè una condizione di stress “cattivo” dove ad uno stimolo non corrisponde una risposta adeguata possibile e risolutiva. In effetti noi viviamo costantemente in condizioni di stress (eustress: buon stress) inquanto ogni giorno noi affrontiamo sfide, compiti, responsabilità che comunque nelle condizioni normali risolviamo costantemente.
Avere una giusta quantità di stimoli è positivo. In questi casi lo stimolo produce una risposta, in termini fisiologici e psicologici, che conduce ad un risultato gratificante. Questo stato delle cose ci mette in una condizione emotivamente buona e dona anche motivazione per altre sfide successive. Ma quando la nostra risposta non porta a soluzione o non ne troviamo una che sia risolutiva del malessere allora la situazione diventa emotivamente pesante e nel tempo esaurisce le nostre energie.
Dobbiamo pensare allo stress come ad una risposta del nostro organismo che si prepara a combattere o a scappare di fronte ad un nemico ma che non riesce a fare né l’uno né l’altro. Piano piano si va in esaurimento e cominciano i guai. Si possono cercare risposte di coping (comportamenti atti a trovare una soluzione o a scaricare lo stress) che possono rivelarsi inefficienti e anche controproducenti, e alla fine ci si ammala. Lo stress può colpire qualunque organo o sistema, da quello cardio-circolatrio a quello riproduttivo passando per quello nervoso ecc.
Bisogna poi considerare che la resistenza allo stress ha una grossa componente soggettiva.
E questo complica un po’ le cose in quanto non per tutti e non in tutte i momenti della vita la reazione ad uno stimolo stressante sarà la stessa per tutti.
Stress e lavoro, stress da lavoro, stress da mancanza di lavoro… da qualsiasi parte la si prenda, la combinazione tra stress e lavoro sembra essere una costante. Il lavoro deve per forza essere causa di stress?
Non è per forza detto che lavoro significhi distress sempre e comunque. Certo la mancanza di lavoro è un forte stress in una società che ormai slegata dalla campagna vive in dipendenza della produzione industriale. E occorre considerare anche la mancanza di ruolo e di utilità che la disoccupazione produce nell’essere umano.
Ma quando si parla di condizioni lavorative allora il discorso verte soprattutto sulle condizioni di lavoro (sicurezza, ambiente, clima, sinergie ecc) e sulla gratificazione.
Non esiste lavoro che non porti in alcuni momenti a gestire una condizione stressogena, ma non deve esistere un lavoro che ponga la persona in un continuo e irresolubile stato di stress che non consente alla persona di essere trattata da essere umano.
In ogni lavoro esistono fonti di stress intrinseche che non possono essere completamente eliminate, ma solo gestite in modo intelligente.
La legge infatti (DLgs 81/08) prescrive alle aziende di eliminare ove possibile le fonti di stress e di gestire al meglio delle soluzioni tecniche esistenti i rischi laddove ineliminabili.
Facciamo un esempio: una azienda chimica non potrà essere esente da rischi ma i rischi dovranno essere gestiti in modo tale da ridurli al minimo e per quanto riguarda lo stress dovranno essere prese tutte le misure necessarie lavorando su contenuto e contesto lavorativo.
Quali sono i problemi a livello psicologico e forse anche fisico che – nella sua pratica professionale- riscontra più frequentemente in chi soffre di stress da lavoro?
Le problematiche di chi è sotto un forte stress lavorativo (che spesso si somma ad altri stress familiari e personali) sono le più varie. Intanto sembra strano a dirsi ma chi è davvero sotto forte stress spesso fa fatica a rendersene conto e a chiedere aiuto, io identifico questo fenomeno come “la gabbia dello stress”.
Di solito il percorso nasce con visite dal medico di famiglia per sintomi clinici di diverso tipo, dall’insonnia, all’inappetenza, al mal di testa, a richieste di esami per capire da dove arriva il malessere che si sta provando. Dalle analisi a volte emergono già segni di sofferenza del fisico altre volte non emerge ancora nulla di importante. Ma in ogni caso è un campanello di allarme che andrebbe ascoltato. Purtroppo non sempre la persona in questo stato è in grado di farlo e quindi è fondamentale il compito del medico e dei familiari nel convincere la persona a farsi aiutare.
Putroppo quando ci si imbatte in queste problematiche che possono essere evolute in problemi relazionali non è facile che la famiglia collabori.
E dal problema ne nascono tanti altri….
La paura di perdere il lavoro, o quella di non riuscire a trovare lavoro, sono purtroppo ulteriormente accresciute dalla attuale crisi economica. Quanto la crisi attuale sta influendo sui livelli di stress individuali?
La crisi ha molto aumentato gli stati di ansia, attacchi di panico, e depressione. Si stima che 1 europeo su 4 sia in stato di stress lavorativo importante (fonte Agenzia Europea per il Lavoro).
Purtoppo come dicevo in precedenza, la nostra società è fortemente legata al lavoro per la sopravvivenza e non solo, questa è la prima volta dai tempi della guerra che la generazione nuova non va miglioarndo il suo stile di vita ma anzi lo peggiora. Ma mentre prima si era legati più fortemente alla terra e si era abituati a uno stile di vita più basico adesso tutto questo viene vissuto psicologicamente oltre che oggettivamente molto male.
I giovani non trovano lavoro, e soprattutto vengono bombardati con messaggi depressivi e le nostre generazioni non sono state attrezzate psicologicamente per questa battaglia.
E qui nasce una forte crisi generazionale, per cui tanti giovani smettono di cercare lavoro o di impegnarsi in qualcosa come l’istruzione.
Non parliamo poi dei cinquantenni che il lavoro lo hanno perso e ora si trovano allo sbaraglio abituati a tutele che ora non ci sono più.
Come ci si difende dallo stress che deriva da tutte queste situazioni? Lo stress va subito, ne vanno limitati i danni… oppure può essere contrastato, rispedito al mittente, neutralizzato? Quali i suoi consigli?
Lo stress va prima di tutto individuato, accettato e analizzato. Non bisogna avere paura di affrontarlo e di cercare l’aiuto giusto per farlo. Oggi esistono molti modi di affrontarlo a seconda del tipo di stress che si subisce.
L’importante è non lasciarsi andare e non subire passivamente.
L’uomo è un animale adattabile ed è sopravvissuto per questo motivo fino ad oggi. La creatività, le capacità di trasformazione che ha sono infinite.
La reazione che vedo spesso in questo momento è la resa, ma invece è il momento per fare dei cambiamenti importanti nella nostra visione della vita, e di utilizzare meglio le nostre capacità.
A volte serve un percorso di cambiamento guidato, a volte basta ritrovare la capacità di rilassarsi e recuperare, altre occorre pensare a cambiamenti importanti.
Altre ancora manca l’accettazione del cambiamento avvenuto.
Ringraziamo la Dott.ssa Laura Izzi, Psicologa e life & work Coach
Torino, Milano, Bordighera
Margherita.net