Negli ultimi 2 mesi della mia vita ho sentito parlare e citare ogni giorno Tinder. Dal sapere solo che fosse un’app di incontri a scoprire che molti di quelli che seguo sui social lo hanno usato o lo usano regolarmente. Perché troppo impegnati nel lavoro o perché con la mente plasmata dal concetto di algoritmo, lo trovano il modo migliore per selezionare possibili partner.
I casi sono due, mi sono detta, o il mondo ha bisogno sfrenato di accoppiarsi solo negli ultimi mesi, o la piattaforma di incontri online ha scoperto l’influencer marketing e lo sta utilizzando alla grande. Propendo per la seconda.
I primi a cascarci sono stati ovviamente quelli della generazione z che, non sapendo nulla delle care vecchie squallide agenzie matrimoniali, non hanno termini di paragone. Pare infatti che quelli nati dopo il 2000 siano i principali fruitori di Tinder. (Oltre alle quarantenni separate mie amiche che cercano una seconda chance di innamorarsi, ma poi trovano solo coetanei finti single, in cerca di avventure extraconiugali.)
Già più che avvezzi all’uso della geolocalizzazione, dei selfie e della promozione di se stessi, i nativi digitali non vedono nulla di strano nell’uso di un’app che ti accoppi, e soprattutto non si chiedono perché non farlo. Se lo fanno gli influencer…
Provo ad azzardare alcuni motivi per cui Tinder non è l’alternativa migliore alla solitudine.
Premetto che appartengo alla generazione in cui le agenzie matrimoniali erano quanto di più triste potesse esserci, peggio delle balere di liscio per conoscere qualche ‘bell’uomo’, per cui sappiate che sono molto molto prevenuta e anche alquanto démodé:
- C’è un’alta possibilità di attirare maniaci, stalker e fedifraghi. Sono pessimista, ma leggete le esperienze di ragazze presenti su Tinder e poi contattate su altri social, da instagram a linkedin, da uomini che le avevano viste su Tinder. La disponibilità dichiarata a incontri scatena nelle menti deboli le fantasie peggiori.
- E’ inutile e rischioso mettere in piazza i propri gusti sessuali, che vengono poi analizzati e utilizzati come tutti i nostri dati online da società di marketing e chissà chi altri.
- E’ triste non credere più nella serendipity (se non sapete cosa sia, allora iscrivetevi pure a Tinder).
- A volte non lo si ammette nemmeno a se stessi di essere in cerca di compagnia, doverlo scrivere al mondo intero prevede una buona dose di pragmatismo e razionalità che fa a pugni con il romanticismo (ok, chi va su tinder cerca altro, almeno stando all’euforia che si sente nei ragazzi che trovano sesso facilissimo da quando sono su tinder, dal loro punto di vista è win win).
- Infine è faticoso programmare come fossero business lunch delle uscite seriali per individuare la persona che forse potrebbe fare al caso tuo. Ma qui le nuove generazioni sono abituate alla socialità, e per loro nulla di strano.
Anna Gatti