Di tutte le volte che sono stata a Venezia una sola ricordo con particolare nostalgia, quel gennaio di tanti anni fa in cui faceva freddo e c’era la nebbiolina che nascondeva i canali. Era da poco passato Capodanno e i turisti avevano finalmente lasciato in pace Calli, Campi, Corti e Piazze per qualche giorno, in attesa di riaffollarla chiassosamente per Carnevale.
Della bella stagione ho invece sempre un ricordo faticoso e soffocante, il vociare, la folla, le file per la Basilica e Palazzo Ducale, ma mai mi era capitato di camminare nel silenzio pieno di sole in Piazza San Marco o girare per le calli senza sbattere contro qualche turista che guarda l’iphone, incurante della bellezza che lo circonda.
So bene che di fronte alla crisi dei ristoratori e commercianti veneziani essere contenti del silenzio e del vuoto è egoistico, l’80% degli alberghi è infatti ancora chiuso per mancanza di clienti. Ben cosciente della crisi che ha colpito Venezia prima con i danni dell’acqua alta e adesso con i postumi del lockdown non posso però negare di essermi goduta ogni singolo istante di due giorni in una Venezia inedita e incredibilmente bella, illuminata dal sole ma senza l’afa tipica dell’estate in laguna.
Il mio piccolo viaggio è iniziato come sempre prima dell’arrivo a Venezia, cioè con la scelta dell’albergo, per me la parte più divertente di ogni viaggio. Mi sono messa al computer, ho immaginato la posizione migliore, studiato il percorso dalla stazione con il vaporetto (adesso costa 7,50 euro a tratta) e scelto anche in base ai commenti di chi ci è stato.
Le recensioni di booking o tripadvisor sono attendibili fino a un certo punto, ma li sgamo lontano un miglio quelli inventati, amplificati o commissionati, sia quelli negativi che positivi.
Faccio quindi la doverosa tara un po’ a tutti e alla fine prenoto. Poi mi pento, disdico e scelgo subito un altro. Di solito non becco cantonate, peggio che mi vada è trovare l’albergo anonimo; stavolta mi è andata più che bene, anzi di più: ho trovato un albergo non grande, curato, in una posizione meravigliosa (vicinissimo a piazza San Marco e a Rialto) nascosto agli occhi di tutti in un Campo che si apre dopo aver girato e svoltato ed essere tornata sui miei passi, perdendomi come sempre (come si faceva quando non c’era google maps?).
Arrivata alla Stazione ho preso il vaporetto direzione Rialto, poche fermate ad ammirare il Canal Grande ed eccomi scendere con trolley e mascherina, a bordo ci voleva purtroppo, ma il viaggio è stato brevissimo.
Da Rialto ho camminato cinque minuti di orologio e mi sono accorta che pur essendo sabato, di turisti in giro ce n’erano ben pochi. Le calli mi hanno portata in Campo San Luca e di lì al Sotoportego del Forno Vecchio: il mio albergo carinissimo era lì ad aspettarmi, si chiama Hotel Al Codega, ed è risultato essere un albergo strategico, non troppo grande, con camere pulitissime e accoglienti in una corte incredibilmente suggestiva, la Corte del Forno vecchio.
Poi anche per il ristorante mi è andata bene, a Venezia si va a fortuna, si può prendere la fregata del locale iperturistico, o la pizzeria in cui mangi pizza pessima a prezzi svizzeri.
Stavolta ho deciso di chiedere all’albergo, ben sapendo che mi avrebbe consigliato qualche ristorante amico a cui indirizza i clienti. Ma mi sono anche detta che se mi avessero consigliata male non avrebbero fatto una gran figura il giorno dopo. Così, fidandomi, ho cenato in un’enoteca-osteria tipica veneziana, l’enoteca Al Volto, piccola e con pochi posti in Calle Cavalli e, complice la mancanza di turisti, ho trovato un tavolo per cena (di solito qui è meglio prenotare).
In questa osteria veneziana, gli amanti dell’aperitivo e dei cicchetti passano la serata a bere e chiacchierare, i turisti come me invece ci vengono a cena, e si godono una cenetta rilassante con piatti di mare tipici della laguna: sarde in saor, spaghetti alle vongole, baccalà mantecato, e una vasta scelta di vini che, a onor del vero, non ho provato (per evitare di vagare per le calli smemorata per il troppo alcol.)
E dopo cena, camminando verso Piazza San Marco, mi si è aperto uno spettacolo sulla Piazza deserta e il silenzio totale. Strano, inquietante forse, ma incredibilmente bello: Piazza San Marco tutta mia, come nelle foto di Gianni Berengo Gardin, con solo i piccioni ad ammirarla.
Sono certa che la prossima volta che andrò a salutare Venezia la troverò di nuovo vociante, chiassosa, affollata.
Ma per un attimo, in questo luglio 2020, è stata solo mia.
Dove sono stata:
Hotel Al Codega
Corte del Forno Vecchio, San Marco, 4435
Enoteca al Volto
Calle Cavalli 4081, San Marco
Costanza Cristianini per Margherita.net